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© Roberto Monaldo / LaPresse 29-10-2007 Roma Interni Nella foto La sede del CSM
Sono scaduti ieri i termini per la presentazione della domanda per partecipare alla maxi ' task force' chiamata a smaltire, facendo udienza solo da remoto, i processi civili pronti per la decisione ed attualmente pendenti che rischiano di non far raggiungere gli obiettivi del Pnrr.
Da quanto ha potuto apprendere Il Dubbio da fonti qualificate di piazza Indipendenza, su 500 posti disponibili le domande pervenute al Consiglio superiore della magistratura sarebbero state meno della metà, circa 200.
La misura era contenuta nel dl numero 117 dello scorso 8 agosto, ' Misure urgenti in materia di giustizia', ed era stata pensata proprio per consentire il raggiungimento degli obiettivi Pnrr nel settore giustizia entro giugno 2026. In particolare, la riduzione del “disposition time” civile del 40 percento, del penale del 25 per cento e dell’abbattimento dell’arretrato civile fino al 90 percento. Nonostante gli sforzi fatti, infatti, sono tante le criticità ancora presenti nel settore civile, soprattutto in relazione alla durata dei procedimenti.
Per i magistrati che hanno accettato di far parte della task force è previsto un punteggio in più in caso di future domande di trasferimento o per un incarico direttivo. Inoltre, avranno diritto ad una indennità aggiuntiva che verrà corrisposta in base al numero delle sentenze scritte.
Rispetto ai parametri previsti, l'indennità potrà essere aumentata fino al 60 percento se il magistrato riuscirà a scrivere oltre 50 sentenze nel semestre. Secondo un rapido calcolo gli importi dovrebbero oscillare dai 10mila ai 14mila euro lordi.
Incentivi economici che, evidentemente, non sono stati sufficienti per convincere le toghe a presentare la domanda. Va detto che la procedura per il reclutamento di questi 500 giudici si è rivelata alquanto farraginosa. Il presidente di tribunale o di corte d'appello ' cedente', ad esempio, deve verificare, prima di dare il via libera, che la produttiva del magistrato applicato non sia inferiore a quella media del suo ufficio.
Il capo dell’ufficio destinatario dell’applicazione, invece, deve assegnare solo i procedimenti maturi per la decisione, assicurandosi che in sei mesi ogni magistrato ne riesca a definire almeno 30.
Non è ben chiaro cosa accada poi se la produttività del magistrato applicato dovesse diminuire o se non riesca a raggiungere i numeri previsti. Il punto comunque maggiormente dibattuto è che questi magistrati dal prossimo mese decideranno procedimenti istruiti da altri, in deroga al principio costituzionale del giudice naturale. Il ricorso alla “task force” non può non far riflettere sull’apporto fornito in questi dell'Ufficio del processo che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto dare un contributo decisivo per lo smaltimento dell'arretrato e che invece non pare aver sortito gli effetti sperati. L’arretrato, come da delibera del Csm dell’inizio del mese, risulta essere ' a macchia di leopardo'.
Uffici giudiziari simili per dimensioni, nella medesima area geografica e quindi con un contenzioso pressoché uguale, con identiche scoperture di giudici e di personale amministrativo, hanno tempi di definizione dei procedimenti molto diversi fra loro. Ed è invece stato ritirato l'emendamento, per bloccare fino al 30 giugno 2026, le autorizzazioni ad andare ' fuori ruolo”, presentato da Enrico Costa, deputato di Forza Italia e componente della Commissione giustizia di Montecitorio.
Stessa sorte aveva avuto l’emendamento, proposto a Palazzo Bachelet prima dell’estate del togato indipendente Andrea Mirenda e dal laico Michele Papa ( M5S), affinché venissero eliminati, almeno sino al prossimo giugno, quando bisognerà rendicontare a Bruxelles l'attività svolta in questi anni, gli sgravi che hanno molti magistrati.
Gli ' esoneri' dall'attività giurisdizionale, che vanno dal 50 percento fino al 100 percento dei carichi di lavoro, riguardano una platea molto vasta di toghe: da chi ricopre un incarico direttivo o semidirettivo, ai componenti dei Consigli giudiziari, a coloro che si occupano della formazione decentrata della Scuola superiore della magistratura, ai referenti distrettuali per l'innovazione.