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Si è chiuso ieri a Cetara, in provincia di Salerno, il convegno nazionale promosso da Magistratura indipendente, dedicato al tema “L’intelligenza artificiale: la rivoluzione culturale del millennio”. Previsti, tra gli altri, gli interventi del guardasigilli Carlo Nordio e del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. Ne parliamo con Loredana Miccichè, presidente di Mi, che dice: «La magistratura deve fare la sua parte per indicare al legislatore i necessari ambiti di intervento. Per fare questo è necessaria una riflessione seria e approfondita che faccia emergere le criticità e, al tempo stesso, le opportunità che l’innovazione ci offre».
Durante il congresso dell’Associazione nazionale forense tenutosi a Parma dal 16 al 19 settembre è emerso il timore da parte di alcuni avvocati che l'Intelligenza artificiale possa sostituirsi al giudice. Esiste questo reale pericolo?
Allargherei la prospettiva di analisi. Esiste in generale il pericolo che l’Intelligenza artificiale possa invadere il campo riservato alla intelligenza dell’uomo. Il problema riguarda tutte le professioni intellettuali e dunque anche la stessa avvocatura. La magistratura, da parte sua, ha il dovere di intervenire ed è proprio questo l’obiettivo che Magistratura indipendente si è prefissa, organizzando a Cetara una “due giorni” dedicata alle ricadute che l’introduzione dell’Intelligenza artificiale potrebbe avere sul funzionamento della giustizia nel nostro Paese. Questo convegno si snoda su una direttrice logica: il tema dell’Intelligenza artificiale tra tecnica, etica e diritto e in una prospettiva dialogante con la politica. A noi preme ribadire l’insostituibilità della sensibilità umana e, contestualmente, il principio intangibile del libero convincimento del giudice. È comunque opportuno definire gli ambiti in cui, nel settore della giurisdizione, l’Ai può invece fornire un supporto concreto e auspicabile.
In tutti i campi di applicazione dell’Ai nel vivere quotidiano si pone il problema della responsabilità/ imputabilità. Pensiamo ad una macchina senza guidatore che uccide una persona. Quali sono i fattori in gioco?
Si tratta di un ulteriore aspetto problematico che l’Intelligenza artificiale può comportare. Su questo l’intervento della comunità dei giuristi può rivestire un ruolo fondamentale. La personalità della responsabilità penale e l’obbligatorietà della assicurazione per le vittime della strada e degli infortuni sul lavoro costituiscono principi fondamentali di un moderno Stato di Diritto e vanno sempre difesi con l’avanzare dei sistemi automatizzati.
Si profila uno scenario in cui l’Intelligenza artificiale sia gestita solo da privati senza controllo da parte di autorità di garanzia. La giustizia potrebbe avere un ruolo in questo?
La giustizia può intervenire in un contesto di norme applicabili. Come detto, la magistratura deve fare la sua parte per indicare al legislatore i necessari ambiti di intervento. Per fare questo è necessaria una riflessione seria e approfondita che faccia emergere le criticità e, al tempo stesso, le opportunità che l’innovazione ci offre.
Come difendersi da una Intelligenza artificiale che produce sempre più fake news o realizzato falsi video di politici?
Ribadisco che allo stato attuale delle cose la giustizia può intervenire solo con gli strumenti disponibili. Questo significa, ad esempio, che essa si può mettere in moto soltanto se la diffusione della fake news integra un reato di diffamazione o se si generano pericoli per l’ordine pubblico. Certamente sono strumenti che possono rivelarsi inadeguati: anche su tale aspetto si rivela urgente una riflessione propositiva della comunità dei giuristi.