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L'AULA DEL SENATO
Sulla separazione delle carriere la maggioranza non intende “rinegoziare” i tempi parlamentari col centrosinistra: si profila il ricorso al famigerato “canguro”, la soluzione procedurale che aggira l’ostruzionismo attraverso l’esame degli emendamenti per gruppi “omogenei” (Pd, 5S e Avs hanno sfondato l’astronomica soglia delle 1.300 proposte di modifica). Ora tutto sta a capire se lo stratagemma, previsto dal regolamento di Palazzo Madama per l’Aula, possa essere adottato anche nella commissione Affari costituzionali, dove il ddl sul “divorzio” fra giudici e pm giace ormai da quasi 4 mesi.
Ieri il presidente del Senato Ignazio La Russa è stato allo stesso tempo prudente e chiaro: «Finora mi sono impegnato nella mediazione, e vedremo se le forze politiche sapranno trovare una via d’uscita condivisa, altrimenti dovrà essere la giunta per il Regolamento a stabilire se il ricorso al canguro sia ammissibile anche in commissione».
Parole e toni distensivi con cui si cerca di estinguere l’incendio delle polemiche. Martedì sera, in commissione appunto, i senatori dei partiti contrari alla riforma Nordio (Italia viva e Azione sono favorevoli) si sono seduti, per protesta, sul banco del presidente, l’avvocato Alberto Balboni, di FdI. Si è sfiorata, letteralmente, la rissa. «Pensare di impedire la discussione su una riforma costituzionale è scandaloso, è di una violenza inaudita», secondo la 5S Alessandra Maiorino, «in commissione si è quasi venuti alla mani e il clima è ormai irrespirabile». Il dem Dario Parrini, che della commissione Affari costituzionali è il vicepresidente, accusa Balboni di essere venuto meno alla «funzione di garanzia». Ma il senatore di FdI respinge l’accusa: «Ho trovato un parere dell’allora presidente del Senato Pietro Grasso, il quale nel 2017, in risposta al Pd, disse che il canguro è legittimo anche in commissione purché il provvedimento sia calendarizzato a breve in Aula, ela separazione delle carriere è calendarizzata in Aula l’ 11 giugno».
Secondo Balboni, i colleghi di opposizione avrebbero «dato in escandescenze: è stato uno spettacolo indecoroso». Il centrodestra pare compatto: la leghista Giulia Bongiorno non vede «forzature», il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, di FI, parla di «democrazia rappresentativa fatta anche di numeri: il rispetto dei diritti della minoranza non può diventare pregiudizio dei diritti della maggioranza».