L’Aula del Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere in magistratura, con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti. Si tratta della quarta e ultima lettura del disegno di legge, che chiude il lungo iter parlamentare di una delle riforme più discusse degli ultimi decenni nel sistema giudiziario italiano. L’approvazione segna un passaggio politico e istituzionale di rilievo, sostenuto dalla maggioranza di governo e fortemente contestato dalle opposizioni, che hanno parlato di «attacco all’autonomia della magistratura».

Petrelli (Ucpi): «Una riforma per una giustizia realmente imparziale»

Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi), Francesco Petrelli, che ha definito la giornata di ieri «un punto di svolta storico per la giustizia italiana». «Oggi è giunto il sì definitivo del Parlamento alla legge di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati», ha dichiarato Petrelli in una nota, ricordando come «fin dall’entrata in vigore del codice accusatorio nel 1989, l’Ucpi ha sostenuto con determinazione la necessità di questo intervento per garantire una giustizia realmente imparziale».

Il presidente ha sottolineato che «la separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, nel quale ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali».

Una battaglia lunga decenni

Petrelli ha ricordato anche le tappe di una battaglia identitaria che ha attraversato l’intera storia dell’associazione: «Siamo scesi nelle strade e nelle piazze nel 2017 per spiegare ai cittadini l’importanza di una riforma per una giustizia più giusta, nell’interesse del cittadino e della democrazia liberale», ha detto.

L’Ucpi, in quell’occasione, raccolse oltre 72mila firme per presentare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare. «Da quella mobilitazione, nata dal basso e sostenuta con convinzione da tutta l’avvocatura penalista, è partito un percorso lungo e coerente che oggi trova il suo compimento», ha aggiunto Petrelli, parlando di una conquista per l’autonomia del processo penale e per l’equilibrio dei poteri dello Stato.