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Gianluca Callipo, ex sindaco di Pizzo
Fuori un altro. Lontano dai riflettori dei blitz e delle conferenze stampa, quasi in punta di piedi e in appello Gianluca Callipo è uscito definitivamente dal maxi- processo “Rinascita Scott”. Quello che fu celebrato nella maxi- aula di Lamezia, quando conduceva le danze il maxi- procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Chi è Callipo? È l’ex giovane sindaco Pd di Pizzo Calabro, che il 19 dicembre 1919 cadde vittima della famosa retata che avrebbe dovuto dimostrare non solo l’esistenza della ‘ ndrangheta in terra di Calabria, ma soprattutto la complicità con le cosche della famosa “area grigia” della politica, del mondo delle imprese e della professioni e anche, ciliegina sulla torta, della massoneria. Il boccone grosso di quell’inchiesta non era il giovane amministratore del Pd, ma un avvocato tra i più brillanti, Giancarlo Pittelli, lo scalpo destinato a dimostrare una tesi che, lo si è visto in seguito, faceva acqua da tutte le parti. Ma anche l’arresto di quella giovane promessa della politica calabrese fece un certo scalpore.
La storia di questo processo andrebbe studiata nelle facoltà di giurisprudenza e anche in quella di formazione dei giovani magistrati. Ma sarà molto utile quando si celebrerà il referendum, dopo l’approvazione da parte delle Camere, della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. La vicenda di Gianluca Callipo ne dimostra l’urgenza. Lo schema è diventato ormai un classico. C’è un procuratore che ha già annunciato che con la sua attività investigativa “smonterà la Calabria come un Lego” e preparerà anche una grande aula bunker a Lamezia per poter contenere centinaia di imputati. Il blitz si scatena nella notte del 19 dicembre 2019, vengono ammanettate 260 persone, 70 resteranno ai domiciliari, a 4 sarà imposto il divieto di dimora. Ma un mese dopo, e poi ancora e ancora, arriveranno le operazioni di complemento, e alla fine il numero degli indagati e arrestati arriverà quasi al doppio, tanto che alla fine sarà necessario indirizzare l’inchiesta in cinque diversi tronconi.
Le fanfare dei laudatores del procuratore Nicola Gratteri, regista di tutta l’operazione, non hanno mai abbandonato il processo “Rinascita Scott” con le sue 12.000 pagine di ordinanza per la custodia cautelare. Vanno a giudizio nel filone principale, mentre in quelli secondari già fioccavano le assoluzioni, 338 imputati.
In tutta la fase delle indagini preliminari raramente si è sentita la voce di un gip, mentre il copia- incolla regnava sovrano. Qua e là ha dovuto prevedere la Cassazione, con i magistrati lontani dalla Calabria a scrivere senza timore che per esempio nei confronti dell’avvocato Pittelli non esisteva nessun indizio di colpevolezza, e a scarcerare Gianluca Callipo, dando anche una bella bacchettata al gip che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare. Questo giudice, scrivevano i suoi colleghi della Cassazione, «non ha, se non apoditticamente, individuato gli effettivi contenuti del patto e soprattutto non ha indicato in che modo potessero risultare di per sé idonei alla conservazione e al rafforzamento del sodalizio».
La tesi dell’accusa era uguale per tutti: attraverso un abuso d’ufficio l’amministratore pubblico ha stipulato un patto scellerato con le cosche avendone in cambio voti per essere eletto. In questo modo il politico avrebbe contribuito alla crescita e all’affermazione della ‘ ndrangheta. Di qui l’applicazione del concorso esterno in associazione mafiosa, il reato ambiguo che non esiste come figura autonoma nel codice ma che è stato costruito in laboratorio assemblando due distinti reati.
Intanto Gianluca Callipo aveva trascorso sette mesi in carcere, il Comune di Pizzo era stato sciolto per infiltrazioni mafiose, anche perché insieme al sindaco erano stati coinvolti dalle indagini un assessore e altri personaggi, poi assolti, ed erano arrivati i commissari di governo. Solito effetto collaterale: sindaco in galera, ribaltamento dei risultati elettorali, commissariamento e grande sfiducia da parte dei cittadini. Quando poi si va alle urne, e sono passati nel frattempo due anni e mezzo, crolla l’affluenza, e benché il partito di Callipo, il Pd, avesse candidato una brava persona, finisce che vince l’altro. Brava persona pure lui, uno storico sindacalista della Cisl, ma espressione di una voglia di cambiamento da parte degli elettori su cui inevitabilmente l’inchiesta Rinascita Scott e l’arresto del sindaco “mafioso” hanno pesato.
Passa un altro anno e mezzo, Gianluca Callipo è ormai a casa, ma ormai tutta la sua vita è distrutta. Certo, è giovane, può ricominciare daccapo. Così, quando, e siamo al 20 novembre del 2023, a quattro anni dalla notte del blitz, si arriva alla sentenza di primo grado, su 338 imputati, ben 131 risulteranno assolti, e tra loro c’è anche il giovane ex sindaco di Pizzo. Il 38%! Conoscono questi numeri per esempio i neo eletti al vertice dell’Anm, il presidente Cesare Parodi e il segretario Rocco Maruotti? Quale “cultura della giurisdizione” spingeva la procura a chiedere e un gip a concedere tutti quegli arresti, spesso con provvedimenti raffazzonati e tesi forzate, come ha più volte sottolineato la Cassazione?
L’assoluzione di Gianluca Callipo non potrà mai risarcire la persona e neanche la comunità che lo aveva voluto come proprio sindaco. Ma siamo dovuti arrivare all’anno 2025, sei anni dopo quella notte in cui i carabinieri hanno bussato alla sua porta, perché la sua storia giudiziaria possa dirsi davvero chiusa, quando due giorni fa, durante un’udienza del processo d’appello, la Dda ha annunciato di rinunciare a coltivare la sua posizione e ha in questo modo consentito a chi si pronunci una sentenza di assoluzione definitiva, anche perché nel frattempo è stato abrogato l’abuso d’ufficio. E meno male. Non sarà male ricordare che il procuratore Gratteri aveva voluto personalmente fare la richiesta di 18 anni di carcere per l’imputato Callipo.
A proposito, il processo si sta celebrando nell’aula- bunker di Catanzaro, dopo aver esordito in quel di Catania. Perché il luogo che aveva celebrato i fasti dell’ex procuratore, in seguito promosso a Napoli, con le prime piogge si è seriamente danneggiata. Inutilizzabile. Corsi e ricorsi storici.