Grandi movimenti nel distretto romano, con new entry di peso ed eccellenti addii. Il plenum del Csm ha infatti nominato Giuseppe Amato alla guida della Procura generale di Roma e ha disposto l’approdo in Direzione nazionale antimafia di Michele Prestipino. Il primo è stato nominato dal Consiglio, su proposta della Quinta commissione, con una sola astensione, sei invece i “non voti” per il secondo.

Così, Amato lascia la Procura di Bologna che guidava dal 2016, mentre Prestipino ( che pure aveva presentato domanda per la Procura generale capitolina) abbandona definitivamente gli uffici che ha persino diretto dal maggio del 2019 al gennaio del 2022, come reggente prima e come procuratore “titolare” poi - prima di tornare aggiunto per effetto di annullamento della precedente delibera in sede amministrativa.

Con il trasferimento in via Giulia di Prestipino si chiude in qualche modo anche la lunghissima era “pignatoniana” nella Capitale. Sì, perché il nome del nuovo aggiunto in Dna è da sempre collegato al destino di Giuseppe Pignatone. Eterno delfino dell’ex procuratore capo di Roma, Prestipino ha lavorato a lungo al fianco dell’attuale presidente del Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano. A Palermo, dal 1996 al 2008, a Reggio Calabria ( con Pignatone procuratore capo) dal 2008 al 2012 e infine a Roma ( sempre Pignatone come capo) dal 2013 al 2019. Insieme hanno “firmato” le grandi inchieste contro la criminalità organizzata. “Crimine”, in Calabria, e “Mondo di mezzo”, a Roma. Un rapporto così fitto e noto, quello tra i due inquirenti, che nel 2019 Prestipino prende il posto del suo ex capo - andato in pensione per limiti di età - alla guida di Piazzale Clodio: l’opzione ideale per offrire una soluzione di totale continuità agli uffici giudiziari.

L’esperienza da procuratore capo però dura poco, due anni, perché secondo il Consiglio di Stato, che aveva accolto i ricorsi dei suoi “sfidanti” Marcello Viola e Francesco Lo Voi, la nomina del braccio destro di Pignatone è illegittima: il Csm ha operato un’errata comparazione dei titoli degli altri due candidati, superiori a quelli del “vincitore”.

Ma qui la vicenda si fa complessa e intreccia le presunte trame dell’Hotel Champagne e di Luca Palamara. Nel 2019 Viola è considerato il procuratore capitolino in pectore dopo il pensionamento di Pignatone - sia per titoli che per il parere favorevole già votato della V Commissione del Csm - ma viene improvvisamente messo fuori gioco dal Consiglio stesso: il suo nome compare nelle intercettazioni in cui Palamara, gli allora deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Maria Ferri e cinque consiglieri del Csm, trattano proprio la nomina del procuratore di Roma, spingendo apparentemente a favore Viola, che però aveva già vinto nella Commissione per gli incarichi direttivi. Risultato: il Csm ritira le proposte già votate in V Commissione e Viola esce dai giochi, ma non dalla lotta. Inizia infatti un confronto a colpi di carte bollate al Tar e al Consiglio di Stato, finché l’attuale capo della Procura di Milano non la spunta: la nomina di Prestipino è illegittima e l’incarico deve essere rimesso a bando. Alla fine avrà la meglio Francesco Lo Voi, che prenderà il posto del delfino di Pignatone due anni dopo. Prestipino resta a Piazzale Clodio, ma con le mostrine guadagnate prima della parentesi da numero uno: procuratore aggiunto. Fino a ieri, quando il plenum ha accolto la domanda di trasferimento in Direzione nazionale antimafia, sempre in qualità di aggiunto. «Deve rilevarsi che il brillante percorso professionale sin qui maturato dalla dott. Prestipino Giarritta evidenzia un livello di merito e di preparazione tecnico-giuridica di assoluto spessore, ma anche spiccate e comprovate attitudini organizzative e direttive, che lo rendono il candidato certamente più idoneo, nel confronto con gli altri aspiranti, a ricoprire lo specifico posto a concorso, il tutto sulla base di una complessiva ed unitaria valutazione dei diversi indicatori, specifici e generali, previsti dal T. U. ed applicabili alla procedura in esame», si legge sul parere d’accompagnamento alla nomina di Prestipino, che ha ufficialmente sbaragliato la concorrenza dei tanti altri pretendenti.

Col suo trasferimento in via Giulia però si chiude ufficialmente un’epoca a Roma, segnata dalla lunghissima scia lasciata nei corridoi di Piazzale Clodio da Giuseppe Pignatone. Per Prestipino e per la procura romana da oggi inizia una nuova avventura.