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MICHELE PRESTIPINO PROCURATORE AGGIUNTO DDA ROMA
Michele Prestipino lo dice subito: l’indagine a suo carico «ha avuto ben poca importanza nella mia decisione». Eppure è difficile non vedere gli effetti della gogna mediatico-giudiziaria nella scelta di lasciare la magistratura a pochi passi dalla pensione, dopo l’annuncio di un’indagine a suo carico per rivelazione di segreto e favoreggiamento da parte della procura di Caltanissetta, poi risultata non competente territorialmente.
«Dopo oltre 40 anni di servizio, ormai vicino al limite massimo previsto dalla legge, è venuto il momento della pensione - ha scritto Prestipino, attualmente aggiunto in Dna, in una breve nota -. È una decisione che ho maturato da tempo e di cui erano a conoscenza tutti quelli che mi sono particolarmente vicini». Nel suo comunicato, Prestipino si dice «assolutamente tranquillo e persuaso che la vicenda» giudiziaria «sarà, spero a breve, chiarita, acclarando la linearità del mio comportamento, conforme, peraltro, a quello che ho tenuto per tutta la vita». E già da tempo, dunque, stava valutando l’idea di lasciare, nonostante il ruolo di vertice raggiunto dopo anni di impegno sul campo.
La notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati aveva spinto il procuratore nazionale Giovanni Melillo a revocargli le deleghe e a inviare gli atti alla procura generale della Cassazione e al Csm per le valutazioni disciplinari del caso. Valutazioni che, con le dimissioni, non saranno più necessarie. E proprio dal Csm si erano alzate voci critiche sulle scelte comunicative della procura di Caltanissetta.
«Un magistrato viene indagato per violazione del segreto investigativo da altri magistrati che, a loro volta, violano lo stesso segreto rendendo pubblica la loro iniziativa - aveva rivelato un membro di Palazzo Bachelet che preferisce l’anonimato -. Ma se questa procura risulta sin da subito non competente, perché disporre un interrogatorio? Forse solo per rendere pubblica la notizia?». Domande che, forse, rimarranno senza risposta.
L’indagine a suo carico, condotta dalla Sezione anticrimine dei Carabinieri del Ros di Caltanissetta, prende le mosse da un’attività disposta nell’ambito di un’inchiesta più ampia sulle stragi del 1992. Ma la rivelazione sarebbe avvenuta a Roma, al ristorante Vinando di piazza Margana. A ricevere le informazioni segrete relative ad indagini in corso – che dovevano restare coperte dal segreto investigativo – sarebbero stati Giovanni De Gennaro, già capo della polizia e oggi presidente del consorzio di imprese “Eurolink”, general contractor per la progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, e Francesco Gratteri, storico collaboratore di De Gennaro e consulente per la sicurezza della società “We Build”, socio di maggioranza del consorzio.
L’incontro, del quale scopre ascoltando le conversazioni di De Gennaro, ha dunque allarmato la procura di Caltanissetta, che ha poi deciso di informare subito il procuratore nazionale Melillo. E Prestipino è finito su tutti i giornali, convocato per un interrogatorio al quale, assistito dall’avvocato Cesare Placanica, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, proprio invocando l’incompetenza territoriale.