«Parlamento umiliato, travolto», «atto vergognoso», e ancora «baratro costituzionale»: sono solo alcune delle espressioni che si sono udite ieri sul palco allestito a piazza Santi Apostoli a Roma dall’Unione Camere penali per protestare contro il decreto Sicurezza. Intervenuti diversi parlamentari delle opposizioni, ma non quelli del Movimento 5 Stelle. Ad aprire la maratona oratoria, il presidente dei penalisti italiani Francesco Petrelli, che ha sottolineato come con questo provvedimento «avremo una società più illiberale in cui i diritti e le libertà saranno fortemente compressi e compromessi».

Secondo la vicepresidente del Senato, la dem Anna Rossomando, «il Parlamento da un anno e mezzo stava lavorando sul disegno di legge, anche attraverso il confronto con operatori della giustizia, col mondo dell’università, con i sindacati. Il provvedimento stava per andare in Aula e si è voluto travolgere il Parlamento con un decreto legge. Tutto ciò è contro le democrazie parlamentari». Molto dura anche Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva: «Siamo in piazza per rappresentare il dissenso nei confronti di un decreto che è una vergogna. Peggio ancora del disegno di legge Sicurezza su cui il Parlamento ha lavorato per un anno. E il governo Meloni cosa fa? In cinque minuti, in Consiglio dei ministri, cancella tutto quel lavoro, lo trasforma in un decreto legge, togliendo spazio al dibattito democratico e umiliando il Parlamento».
Avs è stata rappresentata da Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro che hanno dichiarato: «Questo decreto rende l’Italia non più sicura, ma più ingiusta e repressiva. Meloni usa la decretazione di urgenza per impedire il dissenso, per bloccare chi non la pensa come lei o lotta per il proprio posto di lavoro o per difendere l’ambiente. Criminalizzare il dissenso o aumentare in modo spropositato le pene non porterà a maggiore sicurezza per i cittadini, ma ad una mortificazione della democrazia».

È intervenuto anche il deputato di +Europa Riccardo Magi: «Il decreto Sicurezza è un mostro di 40 articoli, con una ventina di interventi in materia penale, e segna un salto nel baratro dal punto di vista costituzionale: si può dire senza esagerare che è il coperchio sulla bara del Parlamento e delle prerogative parlamentari, per questo ho ritenuto di avanzare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale come singolo deputato. Ma noi, come opposizioni, vogliamo chiedere ai presidenti di Camera e Senato di sollevare loro il conflitto di attribuzioni nei confronti del governo, a tutela delle funzioni parlamentari, oppure ci devono dire perché accettare che l’iter di un disegno di legge che andava avanti da un anno e mezzo venga interrotto e l’attività del Parlamento annullata in questo modo».
Presente anche l’avvocato Gaetano Scalise, responsabile Giustizia di Noi Moderati, che ha illustrato i vari emendamenti, tra cui uno relativo alle detenuti madri. Invece di prevedere direttamente la custodia in un Icam l’alternativa potrebbe essere quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Per il Cnf, è intervenuto il consigliere Demetrio Rivellino, mentre quasi in chiusura sul palco è salito Ciccio Zaccaro, segretario della corrente progressista dell’Anm “AreaDg”: «Non ci può essere sicurezza se si limitano i diritti, e quindi sì alla sicurezza come strumento per la tutela dei diritti, della libertà e delle garanzie, ma se invece la sicurezza è contro i diritti, le libertà, le garanzie, la dobbiamo chiamare con il suo vero nome, che è autoritarismo».
Non poteva mancare la presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini, giunta al quindicesimo giorno di sciopero della fame come forma di dialogo nonviolento con il Parlamento in merito al decreto Sicurezza e alla proposta di legge, in fase di definizione, su un possibile indulto. Sul fronte parlamentare, intanto, sono 1.949 gli emendamenti al ddl di conversione del decreto Sicurezza depositati nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, ripartiti tra tutti i gruppi.

In particolare, sono 525 gli emendamenti depositati da Avs, 24 da Azione, 62 da Iv, 23 da +Europa, 3 dal gruppo Misto delle minoranze linguistiche, 801 dal M5S, 458 dal Pd. Anche i gruppi di maggioranza hanno depositato emendamenti: sono 22 quelli di Forza Italia, 11 di Fratelli d’Italia, 9 della Lega, 11 di Noi moderati. La norma dovrebbe essere approvata alla Camera entro il 26 maggio e poi passare immediatamente al Senato, dove deve avere l’ok entro l’11 giugno.