PHOTO
“Dacci oggi il nostro attacco quotidiano all’avvocato”: è diventata quasi una litania il prendere di mira un difensore quando assiste un imputato che si è macchiato di un grave crimine.
L’occasione oggi ce la offre il processo di appello a carico di Alessandro Impagnatiello, condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della ventinovenne Giulia Tramontano e del bambino che portava in grembo, uccisi il 27 maggio 2023 nel loro appartamento a Senago.
Un delitto brutale, un crimine odioso che però non deve essere giudicato in un’Aula dal codice morale bensì da quello penale. Ed è per questo che l’avvocato di Impagnatiello, Giulia Gerardini, grazie agli strumenti che le fornisce appunto il codice di rito, ha scritto un atto di appello per far cadere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, oltre che ottenere dalla Corte le attenuanti.
Un uomo «non crudele», ma una persona travolta dal suo «immenso castello di bugie» che «non premedita» l'omicidio della compagna ma accetta una gravidanza non desiderata pur di mantenere «l'immagine perfetta che ha sempre voluto dare di sé»: così tra l’altro si legge nell’atto di appello che l’Adnkronos ha avuto modo di leggere.
Inoltre le ricerche sul veleno per topi si concentrano «sempre ed esclusivamente sul feto in quanto, lo scopo - si legge nell'atto d'appello della difesa - era provocare l'aborto della Tramontano e non causarne la morte».
Quest’ultima affermazione è stata diffusa sulle pagine social di almeno due grandi testate ed ha suscitato indignazione nei confronti dell’avvocato Gerardini da parte dei lettori che si sono espressi con violenza verbale, inciampi ortografici, ignoranza del diritto. Il solito mix a cui siamo purtroppo abituati da troppo tempo.
«Assurdoo come ca..o fanno a permettere di dire una cosa del genere a questi dementi di avvocati che difendono sti scatarri», «Io metterei in carcere anche la difesa per falsa testimonianza», «per certi crimini non dovrebbe esserci il diritto di difesa, così è come ucciderla un altra volta. Vergognatevi», «No io non ci posso credere che viviamo in un paese così ,con leggi a pro dell’assassino, ma qui siamo impazziti tutti. Chi difende queste bestie pazzoidi dovrebbe vergognarsi, parecchio»: sono solo alcune delle migliaia di commenti di questo tenore rivolte al difensore, come se fosse da assimilare al suo assistito, come se non potesse esercitare le sue funzioni nel modo in cui Costituzione e codice comandano.
Tornando alle richieste della difesa, per quanto concerne le attenuanti, secondo Gerardini, Impagnatiello «ha immediatamente manifestato alla famiglia della vittima il suo pentimento e le sue scuse. Nel corso del dibattimento non si è sottratto ad un lungo e articolato esame in cui ha manifestato tutte le sue fragilità, facendo una lucida analisi della condotta tenuta ai danni della Tramontano mettendosi a nudo circa l'immenso castello di bugie costruito di cui è rimasto travolto».
La Procura generale è pronta a ribadire la richiesta d’ergastolo. Domani potrebbe esserci già la sentenza.