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Due esposti pressoché identici firmati dal direttore vecchio e nuovo della Casa circondariale di Sassari: uno datato 16 settembre 2024, l’altro 5 giugno 2025, entrambi destinati all’Ordine degli avvocati del capoluogo sardo e a quello di Roma. Oggetto: “segnalazione comportamento”. Obiettivo? Molto probabilmente intimidire i difensori, annichilire i detenuti.
Cosa è successo
Due “esposti” partiti dalla direzione del carcere, su segnalazione dei reparti speciali, puntano il dito contro due legali: Maria Teresa Pintus e Flavio Rossi Albertini, entrambi difensori dell’anarchico Alfredo Cospito, detenuto nel regime di carcere duro dal 2022. La loro colpa, secondo gli agenti del Gom (Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria)? Al termine del colloquio con il proprio assistito lo hanno baciato sulle guance e gli hanno stretto la mano.
“Tenuto conto della caratura criminale dei soggetti ristretti presso il reparto 41 bis di questo istituto - si legge nelle due comunicazioni - ed il significato intrinseco che può avere tale saluto, si chiede di valutare se il comportamento dell’avvocato sia deontologicamente corretto, anche al fine di dare le opportune indicazioni al personale di Polizia Penitenziaria che con abnegazione e professionalità assicura la vigilanza dei detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis”.
Le reazioni
«Verso Alfredo Cospito ho manifestato empatia umana salutandolo con una stretta di mano e con due bacetti sulle guance. Lo saluterò sempre con affetto in quanto non intendo rendermi complice della sua deumanizzazione, delle politiche di annientamento del detenuto», ha commentato Flavio Rossi Albertini.
Della stessa idea la sua collega Maria Teresa Pintus, che al Dubbio dice: «Stanno facendo tutto questo per annientare l’unico gesto di umanità che questi detenuti possono ricevere. Come è noto quando incontrano i familiari lo fanno divisi da un vetro e non possono avere nessun contatto. Noi avvocati siamo gli unici che possono avere un minimo di vicinanza che dura pochissimi secondi». Secondo l’avvocato Pintus, che assiste diversi detenuti rinchiusi al 41 bis e in Alta Sicurezza, «non esiste alcun divieto di assumere questi atteggiamenti. Quando due agenti del Gom sono piombati lo scorso anno nella saletta dell’incontro per redarguirmi del gesto, peraltro partito su iniziativa di Alfredo, ho chiesto di parlare con l’ispettore e di mostrarmi la normativa. Non hanno fatto nessuna delle due cose. Hanno richiuso la porta e sono andati via. Da allora ho continuato a salutare Alfredo in quel modo. Perché non mi hanno detto nulla per tutto questo tempo? Significa allora che in realtà non rilevano alcun significato intrinseco nel gesto, vogliono solo fiaccare i detenuti e scoraggiare noi avvocati dal compiere gesti di umanità. Peraltro se io volessi inviare un messaggio segreto ad Alfredo potrei farlo per iscritto su un foglio relativo ad un qualsiasi procedimento in corso che in teoria rimane nella sola conoscenza delle due parti». Pintus conclude: «Queste segnalazioni non mi fermeranno, continuerò a salutare Alfredo e gli altri detenuti come sempre, non abbiamo nulla da nascondere».
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente dell’Unione delle Camere Penali, Francesco Petrelli: «Quando anche nella valutazione dei gesti non si ha più attenzione a quelle che sono le radici stesse dell’umanità e al rispetto della dignità dell’uomo vuol dire che si è perso contatto con il valore universale della sofferenza. Mentre da una parte si cerca di restituire umanità ai condannati dall’altra si ritiene invece che la disumanizzazione del detenuto possa essere un valore positivo da perseguire. Il Regolamento Rocco del 1930 vietava di rivolgersi al detenuto con il proprio nome, siamo a un passo da quella idea».
Ma ora cosa succede? Pintus ha già presentato una memoria per il suo Coa, adesso toccherà a Flavio Rosso Albertini. Poi si vedrà cosa accadrà dinanzi alla commissione disciplinare.