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CARLO NORDIO MINISTRO GIUSTIZIA
Niente scudo penale per le forze dell’ordine ma forse anche sì. Ieri nell’Aula della Camera il ministro della giustizia Carlo Nordio, rispondendo a due interrogazioni presentate da Fratelli d’Italia e Lega, ha detto: «Nel codice di procedura penale questo istituto dell'informazione di garanzia, che è atto dovuto con conseguente iscrizione nel registro degli indagati, va cambiato, va mutato. La nostra intenzione è quella di intervenire nel senso che qualora si profili uno stato di necessità o di uso legittimo delle armi, cioè di scriminante, non sia necessario, anzi non si debba iscrivere la persona nel registro degli indagati. Non si tratta assolutamente di uno scudo penale, ci tengo a ribadirlo» ma di «una riforma radicale dell'iscrizione nel registro degli indagati».
A spingere i due partiti a presentare l’atto di sindacato ispettivo è stata qualche settimana fa l'iscrizione nel registro degli indagati, come atto dovuto, dei due poliziotti che hanno sparato all'omicida del brigadiere Carlo Legrottaglie. Secondo il Governo non si dovrebbe parlare di scudo penale perché non si bypassa il controllo giudiziario. Quello che accadrebbe lo ha spiegato il Guardasigilli: «Quando si è in presenza di una causa di giustificazione, di una scriminante», quale «l'esercizio di un diritto, l'adempimento di un dovere, uno stato di necessità, l'uso legittimo delle armi e, ovviamente, la legittima difesa, pensiamo - ha aggiunto - si possa costruire una norma che consenta alla persona interessata di partecipare a questo tipo di indagine, senza essere iscritta nel registro degli indagati, quindi garantendo la difesa che oggi è garantita, ma senza dare questo marchio di infamia che comporta una serie di conseguenza negative».
In realtà nel codice di procedura penale delle tutele esistono già. Il comma 2 dell’articolo 273 cpp prevede che «nessuna misura può essere applicata se risulta che il fatto è stato compiuto in presenza di una causa di giustificazione o di non punibilità»; inoltre l’articolo 335 bis introdotto dalla riforma Cartabia cita: «La mera iscrizione nel registro di cui all'articolo 335 non può, da sola, determinare effetti pregiudizievoli di natura civile o amministrativa per la persona alla quale il reato è attribuito». L’espressione «da sola» non mette però al riparo da una generale neutralizzazione delle conseguenze previste da norme extrapenali.
Da qui la volontà del Governo e soprattutto di due azionisti di maggioranza, Lega in primis e anche Fratelli d’Italia, di ampliare le tutele per le forze di polizia. Percorso già intrapreso con il dl sicurezza che introduce aggravanti e innalzamenti di pena per chi compie determinati atti contro le forze dell’ordine, riconosce un beneficio economico a fronte delle spese legali sostenute da ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria, nonché dai vigili del fuoco, indagati o imputati nei procedimenti riguardanti fatti inerenti al servizio svolto, autorizza gli agenti a portare armi private senza licenza quando non sono in servizio.
Questa idea del (non) scudo penale non è la prima volta che salta fuori. E aveva suscitato le critiche di alcuni giuristi per cui prevedere un percorso privilegiato solo per le forze dell’ordine sarebbe potuto essere discriminatorio in violazione del principio di eguaglianza. Forse anche per questo che il responsabile di Via Arenula ha concluso il suo intervento così: «Dobbiamo intervenire per cambiare nel codice penale tutta la struttura delle scriminanti», mentre, per quanto riguarda il codice di procedura penale e l'informazione di garanzia, «intervenire nel senso che qualora si profili una scriminante, non si debba procedere con l'iscrizione del registro degli indagati».
Quindi estendere la tutela anche ad altre categorie: «L'informazione di garanzia - ha concluso il Ministro - è un istituto che risale a cinquant'anni fa, è stato modificato varie volte ed è sempre stato un fallimento. Un istituto che è nato per garantire chi viene informato, si è trasformato in una condanna che in ambito politico ha portato a qualche dimissione o estromissione da candidature, con effetto perverso. Riguardo alle forze dell'ordine ma anche per i medici - il problema è aggravato. Pensiamo che, quando si è in presenza di una scriminante, si possa costruire una norma che consenta di partecipare a questo tipo di indagine senza essere iscritti nel registro degli indagati, ovvero senza questo marchio di infamia che porta una serie di conseguenze negative». Vedremo come verrà formulata la legge nel dettaglio.