La partita sul destino dell’orsa Jj4 si chiude (per ora) tre a zero per gli animalisti. Ancora una volta è la mano dei giudici a fermare quella del presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, che dopo la prima sospensione del Tar aveva firmato una nuova ordinanza di abbattimento dell’esemplare considerato responsabile della morte di Andrea Papi.

Nel giro di un mese, dall’aggressione che lo scorso 5 aprile è costata la vita al runner di 26 anni nei boschi di Caldes in Trentino, Fugatti ha incassato infatti due “sconfitte” davanti al Tribunale amministrativo regionale. Che diventano tre, se si considera anche la prima sospensione del Tar nel 2020, quando per Jj4 era arrivata la prima condanna a morte in seguito all’aggressione di due persone.

Anche in quel caso ad opporsi erano state le associazioni ambientaliste, che ora puntano il dito contro la politica di Fugatti, «basata sulla legge del taglione e sulla vendetta personale». A dirlo è la Lav, scesa in campo sia dopo la prima ordinanza di abbattimento - firmata l’8 aprile e congelata il 14 - sia dopo l’ultimo tentativo di Fugatti, che risale al 27 aprile. Insieme alle associazioni Enpa, Leidaa, Oipa, la Lav incassa quindi la seconda vittoria e guadagna tempo almeno fino all’11 maggio, quando il Tar si pronuncerà sul caso dopo aver acquisito il parere dell’Ispra.

Nel frattempo bisognerà troverà una nuova casa per Jj4, che potrebbe essere trasferita all’estero, nei “santuari”: rifugi adatti ad accogliere esemplari “problematici”, e ben diversi dal «lager» del Casteller, come accusano le associazioni. Che di strutture ne hanno già individuate almeno due, una in Germania e una in Giordania, mentre il ministero dell’Ambiente ha istituito un tavolo tecnico per elaborare una strategia sulla gestione degli orsi reintrodotti nei primi anni 2000 in Trentino dalla Slovenia con il progetto Life Ursus.

A suo favore l’orsa Jj4, 17 anni e tre cuccioli lasciati alle spalle al momento della cattura, ha anche l’Ordine dei veterinari del Trentino, per i quali il suo stato di salute «non giustifica l’intervento eutanasico nell’urgenza». Ora non le resta che attendere il suo destino, insieme al compagno di cella M49, l’orso conosciuto come “Papillon” per i suoi tentativi di fuga. Sarà ergastolo o pena di morte?