La Cassazione ha confermato l’assoluzione per Matteo Salvini dall’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere impedito, da ex ministro dell’Interno, lo sbarco a Lampedusa dalla Open Arms di 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo durante tre operazioni di salvataggio. Con il rigetto da parte della V sezione della Suprema Corte del ricorso della procura di Palermo si chiude così questa vicenda giudiziaria iniziata nel 2019.

Il 20 dicembre 2024 era arrivata l’assoluzione da parte del Tribunale di Palermo contro la quale aveva ricorso per “saltum” la Procura direttamente in Cassazione contestando l'interpretazione giuridica della sentenza di primo grado. Ora il capitolo conclusivo. Lapidario dal social X il commento del leader della Lega: «Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato».

Stavolta Salvini non attacca i giudici per una presunta politicizzazione perché la sentenza gli è gradita. A farlo invece è Oscar Camps, Fondatore Open Arms: «Non è una decisione tecnica, è una decisione politica. Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità. Quello che è successo oggi è preoccupante per lo stato di diritto. Questo precedente non solo cancella il passato, ma autorizza anche il futuro. Autorizza altri governi a chiudere i porti, a trattenere le persone sulle navi. Noi continueremo in mare, loro continueranno nei palazzi: la Storia giudicherà chi sta dal lato giusto». Immediato anche il commento della premier Meloni: «La soluzione definitiva di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell'Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo».

I pg di Cassazione avevano chiesto il rigetto del ricorso per “saltum” dei pm di Palermo e la conferma quindi dell'assoluzione perché il fatto non sussiste. La Procura generale, nel corso della requisitoria, si era anche riportata alla memoria depositata nelle scorse settimane in cui si affermava che il ricorso dei pm palermitani “non dimostra, nella prospettiva di censura della sentenza impugnata, la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati, al fine di poterne dimostrare la tenuta della posizione accusatoria».

Sulla stessa scia il difensore di Salvini, Giulia Bongiorno, secondo la quale «il ricorso della Procura di Palermo è inammissibile. Siamo di fronte alla totale infondatezza di un ricorso generico che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge. Un ricorso che chiede di fare un processo completamente diverso: non è affatto un ricorso per ‘saltum’». Dalle parti civili, invece, era giunta la richiesta dell'accoglimento del ricorso dei pm di Palermo, e, dunque, di annullare la sentenza impugnata poiché “la prova dell'esistenza del dolo c'è nei fatti e nelle testimonianze. A 140 naufraghi che si trovavano di fronte alle coste italiane non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazionali e costituzionali e la loro dignità», avevano sottolineato i legali.