PHOTO
CARLO NORDIO, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
«Giustizia di prossimità priorità del governo». Lo ha ribadito il ministro della Giustizia Carlo Nordio in occasione degli Stati generali sulle Isole minori tenuti lo scorso fine settimana a Lipari con la partecipazione di nove ministri. Il guardasigilli ha ammesso che in passato sono stati fatti errori, con la soppressione di alcune sedi giudiziarie distaccate, e i guai sono emersi durante la pandemia. Il ministro ha aggiunto che l’Esecutivo è corso ai ripari. «Il ddl del governo», ha dichiarato Nordio al Dubbio, «prevede la stabilizzazione della sede distaccata di Lipari del Tribunale.
Si tratta di una decisione inserita in un ventaglio più ampio, che tiene pure conto della necessità di rimediare ad alcuni errori sull’alienazione lineare di realtà giudiziarie. Certo era giusto ed è giusto concentrarsi sulla specializzazione e sulla distribuzione razionale delle risorse», ha proseguito, «ma questo non deve accadere, come è accaduto, a spese della giustizia di prossimità per realtà importanti come Lipari. Adesso stiamo rimediando, e contiamo anche sulla disponibilità di risorse che possano attrarre i magistrati a stabilirsi in sedi in cui la vita può essere difficile. E per questo ringrazio anche il ministro alla Protezione civile e al Mare Nello Musumeci».
Il tema è delicato: gli “Stati generali” hanno messo in luce la difficoltà di far funzionare la macchina amministrativa nelle isole minori, territori nei quali, appunto, funzionari e impiegati preferiscono non lavorare. Ma anche a queste problematiche si può porre rimedio, come ha confermato Musumeci, che ha voluto l’incontro dei giorni scorsi per aprire un focus sul tema.
Nordio ha spiegato che la sfida adesso è quella di reperire risorse umane da destinare a queste sedi distaccate anche per la giustizia. «Quando negli anni Settanta feci il concorso in magistratura dicevo che la mia aspirazione era diventare pretore a Cortina. Ma il pretore a Cortina aveva l’alloggio di servizio. Poi la Pretura venne abolita. Ma certamente se a Cortina non hai un alloggio di servizio non puoi andare a fare il giudice. La stessa cosa accade anche nelle isole minori, in cui adesso abbiamo previsto una premialità che non sia solo un incentivo finanziario, ma preveda anche una logistica, altrimenti la gente non si stabilizza. E senza stabilità si produce inefficienza nell’amministrazione della giustizia».
Quanto all’altro tema affrontato a Lipari, la carenza nelle carceri di spazi adeguati ai detenuti, il ministro, rispondendo a una domanda del nostro giornale su quali carceri potrebbero essere interessate dal progetto, ha spiegato che «è un discorso complesso: innanzitutto ci vogliono investimenti, in parte previsti. Naturalmente, in certi luoghi, quelli che erano e sono ancora edifici penitenziari saranno ristrutturati in modo da essere più moderni, ma il nostro obiettivo tenderà, come deve, alla rieducazione del detenuto. Il mio progetto è portare il lavoro in carcere, ma soprattutto dare prospettive a chi ne esca. Nelle isole minori la peculiarità
è associare il controllo a un ambiente in cui c’è spazio per il lavoro all’esterno, per il lavoro all’interno e anche per una interazione controllata con i parenti. Nello stesso tempo, parliamo di imputati non certo al 41 bis, il progetto mira, attraverso la possibilità del lavoro all’esterno, a far vedere positivamente al detenuto il suo futuro». Recentemente il Tribunale del Riesame di Catania ha riconosciuto il risarcimento per un detenuto che aveva vissuto per mesi in tre metri quadri. Ed è difficile non mettere la mancanza di spazi in relazione con i suicidi. Su questo, Nordio è stato chiaro: «Un carcere ha bisogno di spazi. Lo spazio è il primo elemento: serve per lo sport, il lavoro... Noi soffriamo in Italia di una sovrappopolazione carceraria, ma se costruisci un carcere, gli elettori ti domandano se non valga la pena piuttosto costruire nuovi ospedali. Però la civiltà di un Paese si vede anche dalle sue strutture carcerarie. Fatte queste considerazioni, quando si parla di suicidi, va detto che il suicidio non è frutto del sovraffollamento, che produce aggressività, non quella depressione alla base del suicidio, che avviene tra i depressi, non tra gli aggressivi. Certo, il sovraffollamento è un problema fondamentale. Ma il nesso di cui si parla è in realtà con la mancanza di speranza per il domani, e col fatto di essere compressi in un’area in cui non sai cosa fare. C’è la solitudine, alla base del suicidio...».
Sulle nuove carceri, il guardasigilli ha aggiunto: «Costruirne, in Italia, può avvenire solo col recupero di strutture già esistenti. E queste ci sono, nelle isole: strutture che non abbisognano di estensioni e di particolari nullaosta possono essere associate con il lavoro all’interno e all’esterno del carcere». La prospettiva, nelle isole minori, forse, può ricordare un po’ il confino primonovecentesco: ma a questo, Nordio ha risposto secco: «Non facciamo paragoni con quel periodo infelice. Però resta il fatto che se ci sono sulle isole, come è appurato, strutture già adatte, possiamo e dobbiamo affidarci a queste. Inoltre, come ho ricordato nel mio intervento a Lipari, per una piccola isola la presenza di un istituto carcerario determina una ricaduta economica perché produce indotto». Nordio ha fissato dei tempi per l’attuazione di questo programma: va concluso entro la legislatura. «Non è ancora il caso di indicare sedi, c’è un commissario che ci sta lavorando. C’è interazione continua con le varie amministrazioni e anche la disponibilità finanziaria, grazie alle rassicurazioni dal ministero guidato da Musumeci».