Le «finalità deflattive» della riforma Cartabia «avevano invaso anche il campo delle indagini su mafia e terrorismo, assoggettati alla procedibilità a querela, che in certi contesti equivale a un arretramento delle capacità di intervento repressivo e di tutela delle vittime». Quindi quella operata dal governo è «una correzione importante». Lo ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, ascoltato in commissione Giustizia alla Camera nell'ambito dell'esame del disegno di legge su procedibilità d'ufficio e arresto in flagranza, con cui il ministro Carlo Nordio è intervenuto per ridurre la platea dei reati per i quali la riforma aveva previsto la procedibilità solo a querela della persona offesa.

«Ad oggi è difficile una ricognizione dell'impatto che le disposizioni hanno avuto anche su procedimenti di mafia», ha sottolineato Melillo, evidenziando che «anche la correzione difficilmente determinerà la rimozione degli effetti prodotti».

Quanto alla possibilità per la polizia giudiziaria di procedere all'arresto in flagranza, per i reati per i quali è previsto, e poi raccogliere, entro le 48 ore successive, la querela della persona offesa, per il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo «costituisce un obiettivo appesantimento delle procedure che gravano sulla polizia giudiziaria ma che condizionano anche le determinazioni del pm prima e del giudice poi ai fini della convalida dell'arresto».