PHOTO
Carlo Nordio, ministro della Giustizia
Quali sono le reazioni all’accordo raggiunto ieri tra il ministro Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Ostellari, e la responsabile giustizia della Lega Giulia Bongiorno? Ricordiamo che si va verso l’abrogazione o depenalizzazione del reato dell’abuso di ufficio, la riforma dei reati contro la Pubblica amministrazione e l’adozione di una serie di misure garantiste, tra le quali trovano spazio anche quelle cautelari oggetto del referendum giustizia giusta, quelle sull'appello e sulle intercettazioni.
In questo momento la magistratura tace. Le toghe, prima di esprimersi, vogliono leggere i testi normativi. È chiaro comunque che ne parleranno all’assemblea dell’11 giugno convocata dall’Anm per decidere su una possibile astensione dopo che il Guardasigilli ha chiesto alla Procura generale di esercitare l’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno trattato la fase cautelare del procedimento per l’estradizione del cittadino russo Artem Uss.
Per quanto concerne la politica, il giudizio è pressoché negativo. Per l’esponente del Partito democratico Anna Rossomando, vice presidente del Senato, si tratta di «proposte vecchie, superate e inefficaci. Infatti se le indiscrezioni saranno confermate, avremo passato mesi e mesi in annunci per arrivare, ad esempio, all’abolizione dell’abuso di ufficio in attesa di una fumosa riorganizzazione complessiva dei reati contro la Pa. E parliamo di un reato già ampiamente ridimensionato 3 anni fa, sulla cui abolizione il Procuratore nazionale antimafia Melillo ha usato parole molto chiare denunciandone i rischi. Discorso simile - aggiunge l’ex responsabile giustizia del Pd - sulle intercettazioni, su cui eravamo già intervenuti con il ministro Orlando, così come sulla gogna mediatica con la ministra Cartabia. Quindi invece di proporre strumenti e risorse per attuare le numerose garanzie approvate nella scorsa legislatura e incidere sui tempi dei processi, si cavalcano spot ideologici a discapito di una reale cultura delle garanzie e del miglioramento del servizio giustizia», ha concluso la senatrice al nostro giornale.
«La strada scelta da Nordio, Bongiorno e tutto il centrodestra, insieme ai sodali del fu Terzo polo, - per Valentina d'Orso, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione giustizia alla Camera -, è non solo sbagliata, perché non è quella giusta per superare la "paura della firma", ma anche assurda, perché porta l'Italia fuori dalle norme internazionali anticorruzione che abbiamo recepito e che sono un baluardo di civiltà. Questo emerge con chiarezza anche dalle audizioni in corso in commissione Giustizia della Camera». Secondo la parlamentare, «diversi autorevoli esperti hanno confermato che il reato funziona bene, dopo la riforma del 2020 voluta dal governo Conte II, che ha definito meglio i confini e i termini di applicazione. Inoltre hanno messo in guardia rispetto al rischio di aprire la strada a un libero arbitrio di alcuni pubblici ufficiali a danno dei cittadini, senza alcuna garanzia di aumento dell'efficienza della Pa. Piuttosto, se realmente si volesse intervenire nell'interesse della Pa e della collettività, si dovrebbe pensare a rafforzare i controlli negli uffici pubblici, a interventi mirati nel Testo unico degli enti locali per meglio definire la separazione tra la responsabilità politica dei sindaci e quella amministrativa dei dirigenti e al rafforzamento degli organici della Pa sia in termini quantitativi che di competenze», ha concluso d’Orso al Dubbio.
Infine per l’onorevole Devis Dori, membro della Commissione giustizia in quota Alleanza Verdi e Sinistra, «mentre da noi si stanno svolgendo le audizioni sulla riforma dell’abuso d’ufficio, apprendiamo che la maggioranza avrebbe trovato l’accordo per collegare quella riforma ad altre iniziative che coinvolgono i reati contro la pubblica amministrazione. Ci preoccupa apprendere che l’intenzione della maggioranza sia quella di orientarsi per l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio che, tra l’altro, produrrebbe anche la paradossale riespansione di reati puniti più gravemente. Come Avs non siamo contrari ad alcuni aggiustamenti normativi se però gli stessi vanno nell’ottica di una maggiore tipizzazione delle fattispecie».
Sempre su questa tema, aggiunge Dori al Dubbio, «vanno corrette quelle storture che portano a mettere sulla graticola mediatica coloro che sono anche solo sospettati di aver commesso un illecito, in spregio al principio di presunzione di innocenza. Invece purtroppo vediamo come la c.d. “paura della firma”, che effettivamente è un problema oggettivo, viene utilizzata come strumento per arrivare alla depenalizzazione, quando sarebbe sufficiente circoscriverlo meglio. Come Avs non ci poniamo con alcuna preclusione ideologica, valuteremo di volta in volta, in base alle proposte che arriveranno. Certamente siamo contrari alla depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e a limitare lo strumento delle intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione». Al contrario, «appoggeremo invece le proposte volte a limitare al massimo la carcerazione preventiva, anche considerato che, di fatto, la detenzione preventiva colpisce soprattutto le categorie già socialmente vulnerabili e contribuisce al sovraffollamento carcerario. Stiamo parlando di presunti innocenti, che non hanno ancora ricevuto una condanna definitiva, pertanto anche da un punto di vista costituzionale deve fungere da assoluta eccezione».