L’abuso d’ufficio potrà essere abrogato, a patto di una più ampia riforma dei delitti contro la Pubblica amministrazione. È questo l’accordo raggiunto tra la Lega e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo un faccia a faccia durato due ore al Senato con la presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno e il sottosegretario Andrea Ostellari. Un via libera fondamentale, dato il precedente niet del Carroccio all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, vero e proprio pallino di Nordio, appoggiato da Forza Italia nella sua battaglia per la cancellazione dell’articolo 323 del codice penale.

Ad opporsi con forza era stata proprio la presidente Bongiorno, convinta che l’abolizione di tale reato lascerebbe «scoperte ipotesi di strumentalizzazione a danno della Pa», determinando inoltre «il paradosso di una riespansione di reati puniti più gravemente», pericolo paventato nei giorni scorsi anche dall’Anm in Commissione Giustizia, dove sono partite le audizioni nell’ambito delle proposte di riforma. Che sono attualmente quattro: tre portano la firma di Forza Italia - che ha optato per l’abrogazione del reato con i due ddl a firma Cristina Rossello e Pietro Pittalis, e per la modifica con la proposta Roberto Pella, che limita l’ambito di applicazione della fattispecie - e una di Azione, con la proposta di Enrico Costa di depenalizzare il reato e trasformarlo in illecito amministrativo.

E ora, dopo le rassicurazioni su una più approfondita revisione dei reati contro la Pa, anche la Lega ha ceduto, spostandosi sul lato occupato da Forza Italia, in attesa di sapere quali saranno le mosse di Fratelli d’Italia, più cauta sulla possibilità di cancellare tale reato. «Oggi - spiega Bongiorno - ho avuto una lunga e proficua riunione con il ministro Nordio e il sottosegretario Ostellari sul pacchetto giustizia. La Lega è favorevole all'adozione di una serie di misure garantiste tra le quali trovano spazio anche quelle cautelari oggetto del referendum, quelle sull'appello e sulle intercettazioni. Via libera anche alle scelte sul reato di abuso di ufficio, alla luce dell'intenzione del ministro di rivisitare l'intera materia dei reati contro la Pa».

Le modifiche saranno contenute nel pacchetto in chiave «garantista» annunciato da Nordio per fine mese, che dovrebbe approdare in aula a metà giugno, proposte che comprenderanno, oltre ad una revisione su abuso d’ufficio e traffico di influenze, anche maggiori garanzie sul piano del processo penale. Si partirà dai primi due reati, che incidono maggiormente sull'azione amministrativa, che - questa è l’idea - non può rischiare di rimanere ingolfata, ora che ci sono i fondi del Pnrr.

In tema di traffico di influenze, stando a quanto dichiarato dal viceministro Francesco Paolo Sisto, l’idea è quella di «renderlo più certificato, nel senso più tipico, più tassativo per evitare che ci siano delle imputazioni di fatti leciti che possano, in qualche modo, apparire in linea con il traffico». Dopo i primi due ddl, si passerà a misure a tutela della riservatezza di persone terze, estranee all’indagine, che però spesso finiscono ingiustamente nel tritacarne mediatico e le cui conversazioni non verranno più trascritte. L’intento del governo, ha chiarito Nordio, è quello di «rivedere completamente la disciplina della segretezza degli atti istruttori e in particolare delle intercettazioni». Una promessa «solenne», la sua, di intervenire sulla pubblicazione di atti coperti da segreto, in particolare le intercettazioni.

Ci sarà poi una diversa comunicazione dell’avviso di garanzia, «per renderlo più vicino alla garanzia che all'anticipata condanna», aveva spiegato sempre Sisto, e il pieno rispetto del contraddittorio, assicurando la possibilità di una difesa preventiva nell'adozione delle misure cautelari nei confronti dell'indagato e, dunque, con un interrogatorio - in alcuni casi - che precede l’emissione della misura cautelare. Il pacchetto Nordio prevede la custodia in carcere come «eccezione dell’eccezione - come ha ricordato lo stesso alla Camera - , non solo perché ce lo richiede la normativa comunitaria, ma perché ce lo richiedono l’etica, la razionalità e soprattutto la Costituzione, quando afferma la presunzione d’innocenza». Una strada che il ministro vuole perseguire anche attraverso «una rimodulazione procedurale sulla competenza anche dell'emanazione dell'ordinanza di custodia cautelare che fissa la custodia preventiva». Insomma, l’idea di un gip collegiale nel caso di misure cautelari privative della libertà personale - progetto che dovrà scontrarsi con la carenza di magistrati - e che mira ad evitare l’appiattimento dei giudici sulle richieste dei pm e garantire maggiore indipendenza.

Ultima proposta di modifica la limitazione del potere del pm di impugnare le sentenze di assoluzione per alcuni reati. Su quest’ultimo punto l'idea è di superare le obiezioni espresse dalla Corte costituzionale con la sentenza 26 del 2007 sulla legge Pecorella, che stabiliva l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, prevedendo, quindi, limiti solo per alcuni reati, ancorandoli a dati già esistenti, sia per il pm sia per l'imputato. Per la Consulta, tale norma era incostituzionale in quanto negazione del principio di parità delle parti, impedendo al pubblico ministero il potere di impugnare una sentenza di primo grado in appello. «L’unica ragione che giustifica storicamente la bocciatura della legge che eliminava l’appellabilità delle sentenze di assoluzione - aveva commentato Gaetano Pecorella sul Dubbio - è che non si è voluto dar torto ai pm che non volevano perdere questo potere». Ora, però, Nordio ci riprova, mentre un nuovo scontro con la magistratura è già alle porte.