«A seguito della notizia della sua condanna Lucarelli ha dichiarato anche su X che conferma le sue affermazioni su Claudio Foti e aggiunge che il Tribunale avrebbe stabilito che è legittima la sua critica al metodo Foti. Lucarelli con questa sua duplice dichiarazione prova quanto lei sia resistente anche alle sentenze di condanna, che travisa e manipola a suo piacimento. Peraltro senza la possibilità di replica visto che su X impedisce alcun commento». 

A parlare è Luca Bauccio, difensore di Claudio Foti, dopo la notizia della sentenza che obbliga Selvaggia Lucarelli a risarcire Foti con 65mila euro. 

Per Bauccio Lucarelli «giudica ma non vuole essere giudicata, lede la reputazione ma non vuole essere nemmeno criticata».

In quello che è «un comportamento non appropriato per una giornalista, ma tanto lei non lo è. Ma si crede nemmeno appropriato ad una influencer. Questo modo di fare è degno invece di un manipolatore». E ancora.

«Allora si ricordano a Lucarelli queste poche parole del Tribunale di Torino, con l'invito e la speranza che legga bene e rispetti seriamente le sentenze dei giudici: “L’asserito esercizio del diritto di critica si è in verità trasformato in un'aggressione ingiustificata della reputazione dell’attore”. Cioè, ha offeso senza alcuna giustificazione la reputazione di Claudio Foti».

«Lucarelli per il Tribunale ha costruito “frasi volutamente al fine di screditare l'attore”», spiega Bauccio. 

«Fin troppo chiaro cosa Lucarelli ha fatto. Ha diffamato. In un mondo governato dalla serietà dovrebbe bastare, per tacere o , meglio, parlare e scusarsi. Nel mondo di Lucarelli invece no. Lei rilancia – continua il difensore di Foti – È in gioco la verità pubblica. Con la sua potenza di fuoco Lucarelli sta facendo credere al suo vasto pubblico che il Tribunale abbia pure detto che lei può fare a pezzi chi vuole tanto è critica. Non è vero. Il Tribunale di Torino l'ha condannata per aver offeso con “pervicace volontà diffamatoria” la reputazione di una persona perbene, attribuendole falsamente di avere responsabilità per il suicidio persino di una donna indagata che lui in vita sua non aveva incontrato né nominato. Nemmeno fosse stata la sfortunata e dimenticata , purtroppo, ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano, che per disperazione si tolse la vita e a cui va tutto il nostro addolorato ricordo, senza colpe – sia chiaro – di alcuno e men che meno di Lucarelli. Si resta quindi in attesa delle scuse di Selvaggia Lucarelli».