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«Nei rapporti con gli organi di informazione l’avvocato deve ispirarsi a criteri di equilibrio e misura, nel rispetto dei doveri di discrezione e riservatezza; con il consenso della parte assistita, e nell’esclusivo interesse di quest’ultima, può fornire agli organi di informazione notizie purché non coperte dal segreto di indagine»: è quanto recita il comma 1 dell’articolo 18 del codice deontologico forense.
Si tratta - ricorda l’ordine degli avvocati di Milano citandolo in un comunicato stampa - «di un principio inderogabile, al quale va necessariamente ricollegato l’ulteriore caposaldo di ogni ordinamento democratico - il principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza - che rappresenta per l’Avvocatura una garanzia processuale irrinunciabile, essenza stessa dell’attività difensiva». Il riferimento, si legge sempre nella nota, è «alle recenti notizie di cronaca e alle connesse dichiarazioni riportate dalla stampa negli ultimi giorni», ossia la querela – «in quanto tale coperta da segreto istruttorio a tutela sia della querelante sia dell’indagato» - presentata da una ragazza milanese nei confronti di Leonardo Apache, terzogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Secondo quanto ricostruito da La Verità, la storia della presunta violenza sessuale sarebbe stata poi proposta dal suo avvocato Stefano Benvenuto al Corriere della Sera, che poi effettivamente ne ha dato notizia con dovizia di particolari. L’avvocato poi avrebbe continuato a rilasciare numerose dichiarazioni alla stampa. Mentre dalla procura questa volta non sarebbe filtrato nulla. Da qui il richiamo da parte del Coa milanese: «L’Ordine degli avvocati di Milano richiama l’attenzione sulla rilevanza dei fondamentali canoni deontologici - e prima ancora di civiltà giuridica - che presidiano il giusto processo, anche nelle sue fasi di indagine, e il ruolo dell’avvocato. In questo senso, il difensore - nei rapporti con gli organi di informazione - deve sempre ispirarsi a criteri di equilibrio e misura, nel rispetto dei doveri di discrezione e riservatezza, senza mai rivelare notizie coperte dal segreto di indagine». L’Ordine «invita, pertanto, i propri iscritti a mantenere una condotta che sia - formalmente e sostanzialmente - rispettosa delle suddette norme deontologiche».
Nella nota stampa non c’è alcun riferimento esplicito all’avvocato Benvenuto, ma la connessione è chiara. Abbiamo provato a parlare con il legale per chiedergli, tra l’altro, se fosse vera la ricostruzione della Verità e il perché della eventuale scelta di rivelare tutto alla stampa ma non ci ha risposto. Insomma questa volta il processo mediatico contro il presunto violentatore non sarebbe partito su iniziativa della magistratura inquirente, come spesso accade, bensì dal legale della parte offesa che probabilmente d’accordo con la ragazza ha deciso di porre sotto i riflettori la vicenda.
Anzi, la procura del capoluogo lombardo - la querela è sulle scrivanie delle magistrate Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro – sarebbe stata presa in contropiede dalla fuga di notizie. I motivi che avrebbero spinto il legale a rendere tutto pubblico potrebbero essere diversi: farsi pubblicità, prendersi i suoi quindici minuti di celebrità oppure rendere pubblica la vicenda per paura che, essendo coinvolto il figlio di un politico importante, in questo caso la seconda carica dello Stato, la denuncia non fosse presa in carico con la dovuta attenzione. Lo sapremo semmai l’avvocato vorrà parlare con noi.
Intanto è stato rimandato l’interrogatorio della ragazza previsto davanti ai magistrati: probabilmente ci sarà domani ma dalla procura le bocche sono cucite. Nel frattempo è stato anche individuato l’altro ragazzo che era in casa di La Russa quella notte. Per concludere, come ha scritto nel suo recente libro “Giustizia mediatica – Gli effetti perversi sul diritti fondamentali e sul giusto processo” il professore avvocato Vittorio Manes, «quando l'avvocato si presta a questo gioco lo fa però a suo rischio e pericolo, perché difficilmente governerà le correnti di opinione che si agitano nel vortice mediatico, dove il passo dai Campi Elisi alle paludi dello Stige può essere davvero breve».