Finalmente sabato è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto attuativo di riforma dell’ordinamento giudiziario che contiene anche il nuovo articolo 5 bis: «Terminata la valutazione degli elaborati scritti, i candidati ammessi alla prova orale, esclusivamente ai fini dello svolgimento del colloquio psico-attitudinale di cui al comma 4, lettera m -bis ), sostengono i test psico-attitudinali individuati dal Consiglio superiore della magistratura, per le medesime finalità, nel rispetto delle linee guida e degli standard internazionali di psicometria. Il colloquio psico-attitudinale, diretto dal presidente della seduta con l’ausilio dell’esperto psicologo nominato ai sensi del comma 6, si svolge dinanzi alla commissione o alla sottocommissione competente per la prova orale, cui è rimessa la valutazione anche dell’idoneità psico-attitudinale».

Nel frattempo era in corso in Cassazione la riunione del “parlamentino” dell’Associazione nazionale magistrati che discuteva proprio dei test psicoattitudinali. Alla fine il Comitato direttivo centrale ha approvato un documento all’unanimità in cui «rinnova ferma e assoluta contrarietà all’introduzione della misura» perché «inutile e frutto di una valutazione approssimativa, in quanto prescinde da accreditate opinioni scientifiche anche di esperti dell’Associazione Psicoanalitica italiana, sorvolando oltretutto sugli evidenziati profili di incostituzionalità». Infine «si riserva ogni valutazione su ulteriori iniziative di protesta, nessuna esclusa».

Insomma, al momento niente sciopero. Si andrà verso un dibattito aperto con la cittadinanza e gli esperti e, come ha spiegato il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, probabilmente verso la realizzazione di dossier contenente «i pareri dei rappresentanti delle associazioni scientifiche degli psicoanalisti e dei costituzionalisti» da consegnare «ai presidenti di Senato e Camera», La Russa e Fontana. Una sorta di «istruttoria che il Parlamento non ha potuto fare», in quanto «è mancata l’indagine conoscitiva», considerato che nella delega votata da entrambe le Aule non era presente la previsione dei test.

L’obiettivo? Far cancellare la norma entro il 2026. C’è tutto il tempo per studiarla e trovare la strada per abrogarla. «Dico questo – aveva terminato Santalucia - anche forte del passato: fu introdotta dalla riforma Castelli, visse sulla carta qualche mese, forse qualche anno e poi fu eliminata».

Quindi le toghe non incroceranno le braccia, con la contrarietà del gruppo dei CentoUno. Una reazione costruttiva e non di pancia. Proviamo a riassumere i motivi: il nuovo esame sarà in vigore dal 2026, quindi non essendo una misura subito operativa non necessitava di una risposta così di peso. Inoltre i magistrati sono consapevoli che li attendono battaglie più complicate, come il reclutamento straordinario e la separazione delle carriere. Allora molto probabilmente lo sciopero sarà utile. Farlo troppo spesso, per ogni iniziativa legislativa invisa, significherebbe snaturarne l’importanza.

Tuttavia c’è un’altra lettura dei fatti e la rende, lanciando una forte provocazione al Dubbio, il consigliere indipendente del Csm Andrea Mirenda, che si è ritagliato nel tempo la figura di antagonista al presunto correntismo ancora imperante nell’organo di governo autonomo della magistratura: «Il test dovrebbe verificare il parametro dell’equilibrio, elemento che - se valutato in astratto, sulla base di domande aperte - si rivela quantomai etereo. Di qui l’evidente rischio di discriminazioni legate a “sgradimenti”. Il fatto, poi, che il test, nella formulazione definitiva, non sia più sotto il controllo “ministeriale” in quanto parte dell’orale, non dissipa i dubbi, tenuto conto dei rischi di anticipare addirittura l’influenza del correntismo già nella fase del reclutamento, ove si pensi che alla Scuola superiore della magistratura, che sappiamo come si compone, è demandata ora anche la preparazione degli aspiranti magistrati».

Il magistrato, molto attivo anche su Facebook, rispondendo ad un avvocato concorde con il suo pensiero espresso in una intervista al Corriere di Verona ha parlato anche di «farsa» da parte del governo e della magistratura associata. In pratica, per il magistrato all’Anm convengono questi test e hanno optato per non indire uno sciopero perché questa nuova formulazione rappresenterebbe uno strumento in più per le correnti, che recluterebbero le giovani future toghe già durante la formazione alla Ssm.

«Quindi la commissione esaminatrice dovrebbe avere una sorte di excel con nomi e cognomi dei candidati affiancata dalla corrente che lo ha cooptato?», si chiede un magistrato. «E poi allora quale sarebbe la funzione dello psicologo in commissione?», si domanda un’altra toga. A viso aperto gli risponde invece Paola Cervo, rappresentante di AreaDg nel Comitato direttivo centrale dell’Anm: «Quella del collega è una ipotesi così contorta e surreale che è difficile replicare. Quello che posso dire è che adombrare che l’Anm possa aver deliberato di non scioperare per quelle motivazioni significa non tener conto di tutti gli annunci, in ogni sede, della nostra ferma contrarietà a questi test psicoattitudinali. Se qualcuno pensa che possano avvenire simili mercanteggiamenti allora l’unica cosa che gli resta da fare è andare in procura e presentare un esposto».