Arriveranno solo domani mattina le richieste di condanna da parte del procuratore Gregorio Capasso per Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, imputati nel processo per violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo-norvegese.

Dopo sette ore di requisitoria, è stato rimandato tutto a domani, anche per il caldo eccessivo. Nel tribunale di Tempio Pausania erano presenti tre dei ragazzi. Assente Corsiglia, unico a intervenire nelle scorse udienze, durante le quali aveva rilasciato dichiarazioni ed era stato sentito per oltre dodici ore.

Durante la mattinata aveva parlato a porte chiuse Ciro Grillo, per la prima volta in Aula, per difendere se stesso e i suoi amici: «Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa. Ho studiato giurisprudenza proprio per questo processo. Sono praticante avvocato, credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci». Poi si sono aperte le porte dell’Aula e il magistrato requirente ha recitato il suo atto di accusa, durante il quale Grillo Jr ha spesso scosso la testa, fino ad arrivare a tenersi il capo tra le mani e singhiozzare.

Secondo quanto riferito dal collega dell’Unione Sarda Andrea Busia, il pm ha sostenuto che la «versione» dei quattro imputati «non regge» perché la «ricostruzione è incompatibile con la logica» e con le «testimonianze e il materiale» raccolto nel corso dell’inchiesta. Inoltre l’allora diciannovenne non poteva essere consenziente per via dell’abuso di alcolici. Ancora, Capasso ha riscritto la tempistica: le presunte violenze, ha detto, si sarebbero consumate in pochissimo tempo. Prima quelle di Corsiglia, in camera da letto e in bagno, poi quella di gruppo.

La vicenda risale al luglio 2019. Siamo a Porto Cervo in un appartamento di 80 metri quadri, all’interno di un residence. Ciro e tre suoi amici, tutti tra i 18 e i 20 anni, incontrano due ragazze al “Billionaire” di Flavio Briatore: S.J. e R. M. hanno sempre raccontato di essere state invitate a mangiare qualcosa, ritrovandosi invece in un incubo. Alcool fino all’alba e poi verso le 6 del mattino le violenze ripetute.

Il rinvio a giudizio per i tre imputati arrivò a novembre 2021, ma nell’aprile dello stesso anno fu invece un furioso Beppe Grillo, per una eterogenesi dei fini, a battere la grancassa sulla vicenda del figlio, postando un video in cui lo difendeva e stigmatizzava il processo mediatico, che da allora è cresciuto a dismisura.

Il mix in effetti è letale: un giovane rampollo, figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle, che nella sua villa in Sardegna avrebbe abusato con tre amici di due ragazze finite nella trappola dei predatori che “pensavano di farla franca”, come direbbe qualche magistrato scettico sulla presunzione d’innocenza. E poi a difendere uno degli imputati (Francesco Corsiglia) c’è una donna, un’avvocata, Antonella Cuccureddu, diventata oggetto di pesanti minacce da parte di odiatori social e bersagliata da molta stampa.

La sua colpa? Aver cercato di appurare, con domande anche esplicite e dirette, la credibilità della parte offesa in relazione a divergenze tra le dichiarazioni rese in indagine e l’esame diretto in dibattimento della ragazza. La penalista aveva semplicemente svolto un controinterrogatorio, come previsto dal codice di rito, ma per tanti, purtroppo, nei casi di violenza sessuale il processo non dovrebbe proprio svolgersi, perché chi denuncia è credibile a prescindere da tutto. Addirittura furono mosse contestazioni in diretta televisiva a un testimone, facendo emergere le contraddizioni rispetto alle sue dichiarazioni ai carabinieri. Ma non è mancato chi ha attaccato sui social, e pesantemente, anche la denunciante, quasi a insinuare che se la fosse cercata.

Insomma, la perfetta tempesta mediatica e social è stata servita, con le due tifoserie schierate spesso con pregiudizio. E durerà a lungo. Chissà se tutto questo non rischi di influire sulla serenità dei giudici. La fase dibattimentale si è conclusa lo scorso 24 marzo, quando sono state fissate le date per l’inizio della discussione. Domani sarà la volta appunto delle richieste di condanna e delle parti civili, rappresentate da Giulia Bongiorno. A seguire, il 10, 11 e 12 luglio, toccherà alle difese degli imputati. Poi la sentenza di primo grado di una vicenda che va avanti ormai da sei anni, procurando le sofferenze che già un processo porta con sé, senza distinzione, alla presunta vittima e ai presunti innocenti.