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CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato il regime del 41 bis per Giovanni Riina, figlio del celebre boss mafioso Totò Riina, attualmente in carcere dal 1996 per il suo coinvolgimento in tre omicidi a Corleone, Palermo. La decisione giunge dopo che, nel dicembre scorso, la Cassazione aveva rinviato il caso al tribunale di sorveglianza, chiedendo una nuova valutazione sulla pericolosità attuale di Riina, ma il giudizio non è cambiato.
Nel motivare la conferma del 41 bis, i giudici hanno fatto riferimento a diversi fattori, tra cui la permanenza di collegamenti con il mondo esterno alle carceri e il continuo sostegno economico che la famiglia Riina riceve da parte di altri esponenti mafiosi. Nonostante la famiglia Riina sia ufficialmente priva di introiti legittimi, continua a vivere senza difficoltà economiche, grazie a forme di supporto legate alla gestione di un ingente patrimonio illecito accumulato negli anni.
Il ruolo di Giovanni Riina nella criminalità organizzata
La DNA, rappresentata dal pm Franca Imbergamo, ha sottolineato che Giovanni Riina (che non ha ancora compiuto 50 anni) è una persona estremamente pericolosa, che conserva ancora la capacità di mantenere collegamenti con l’associazione mafiosa. Questo avviene soprattutto in un momento in cui i mandamenti mafiosi cercano di riorganizzarsi, ispirandosi alle tradizioni storiche della criminalità organizzata.