Con parole di grande lucidità e dolore composto, Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha commentato la decisione di non proseguire con l’appello nel processo contro Filippo Turetta, l’ex fidanzato condannato all’ergastolo per l’omicidio della figlia, avvenuto l’11 novembre 2023. «Cercare la giustizia a tutti i costi viene d’istinto. Ma ci sono dolori che non si allevieranno mai, con nessun tipo di pena», ha detto Cecchettin, spiegando la sua scelta. 

L’uomo, che in questi mesi è diventato un simbolo di dignità, misura e coraggio civile, ha parlato di un dolore che nessuna sentenza può lenire e di un percorso personale orientato alla razionalità. «Ostinarsi per chiedere il riconoscimento degli atti persecutori e della crudeltà significherebbe continuare a combattere. Ma per cosa?», ha aggiunto. Cecchettin ha riconosciuto che esiste già una condanna all’ergastolo, e che proseguire con altri due o tre anni di processi non porterebbe “a nulla di concreto”. «A volte bisogna avere un po’ di razionalità, per decidere di usare le energie per quello che serve davvero, e non per un riconoscimento che sarebbe solo un esercizio di giurisprudenza», ha detto ancora.

A rinunciare all’appello è stato anche il procuratore generale di Venezia, chiudendo così definitivamente l’iter giudiziario per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Turetta aveva già rinunciato a impugnare la sentenza, accettando la condanna all’ergastolo pronunciata lo scorso luglio dal Tribunale di Venezia. La vicenda processuale si chiude dunque, ma resta il segno di una tragedia che ha scosso profondamente il Paese e acceso un dibattito collettivo sulla violenza di genere, l’educazione sentimentale e la responsabilità sociale.