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La conseguenza più clamorosa dello stop imposto dal Viminale alla registrazione dei bimbi nati da coppie omogenitoriali arriva a Padova, dove la procura ha impugnato 33 atti di nascita trascritti dal sindaco Sergio Giordani dal 2017, anno a partire dal quale l’amministrazione di centrosinistra ha scelto questa strada.
I casi in esame riguardano tutti figli nati da due mamme: secondo quanto riporta Repubblica, in questi giorni sono arrivati gli atti giudiziari con i quali la procura chiede al tribunale di rettificare i documenti recanti anche la madre non biologica. Nell’atto di nascita resta l’unico genitore riconosciuto automaticamente, quello biologico. Via il cognome e il nome dell’altro, che potrà richiedere eventualmente l’adozione in casi particolari, secondo la sentenza della Cassazione del dicembre 2022 a cui il governo fa seguire la circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dello scorso marzo.
La decisione del governo aveva già scaturito la rivolta dei sindaci, che da Milano a Roma hanno rivendicato la facoltà di proseguire nella trascrizione degli atti di nascita dei bimbi che non siano nati tramite maternità surrogata. Mentre la circolare del Viminale fa riferimento a tutte le ipotesi di filiazione.
«Si tratterebbe di una crudeltà contro il supremo interesse del minore. Torno a ribadire l'urgenza di una legge: ci sono famiglie consolidate con figli che oggi rischiano di perdere uno dei due genitori», aveva commentato Alessandro Zan, deputato e membro della segreteria nazionale del Pd con delega ai diritti, lo scorso aprile, quando la Procura di Padova aveva chiesto gli atti al Comune. «Sono sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini figli di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito e appena nascono nei loro fondamentali diritti», ha dichiarato in una nota il sindaco di Padova.
Della registrazione di figli nati da coppie omogenitoriali si è parlato anche alla Camera in occasione della discussione generale sulla proposta di legge di Fratelli d’Italia che mira a rendere la maternità surrogata reato universale. Una tema strettamente legato al riconoscimento dei bambini nati tramite Gpa, i cui genitori potrebbero rischiare il carcere.
«Nessun bambino rischia di essere discriminato, e noi naturalmente non lo permetteremo», ha assicurato Carolina Varchi, relatrice della proposta di legge di Fratelli d’Italia. «La legge non depotenzierà in alcun modo questo istituto», ha aggiunto Varchi con riferimento all’adozione in casi particolari. Un iter lungo e dispendioso secondo le opposizioni, che chiedono invece di legiferare in materia secondo il monito della Corte Costituzionale, che ha invitato il Parlamento ha sopperire al «vuoto di tutela» in cui si trova il minore nato da coppia omogenitoriale. «Si espone bimbi e bambine a un marchio di infamia», ha sottolineato in Aula la dem Laura Boldini. Di stesso parere il segretario di +Europa Riccardo Magi, per il quale lo «stigma» del reato universale finirebbe inevitabilmente per marchiare i bimbi nati tramite Gpa come figli «del crimine».