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AUGUSTO ANTONIO BARBERA, PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Una sentenza giusta, ma oggetto di letture distorte. È il giudizio espresso da Augusto Barbera, presidente emerito della Corte costituzionale, sulla recente pronuncia della Consulta che ha riconosciuto la possibilità per la madre intenzionale di vedersi riconosciuta legalmente come genitore del figlio nato da procreazione medicalmente assistita (PMA) praticata all’estero.
In un’intervista al Corriere della Sera, Barbera invita a superare la propaganda politica attorno al tema e chiarisce: «La Corte si è limitata a tutelare i diritti dei bambini già nati. Non ha riconosciuto un diritto alla genitorialità in ogni tipo di rapporto, né ha legittimato un diritto a procreare comunque».
Barbera evidenzia una “distorsione ottica” nella lettura della sentenza, sia da parte di ambienti progressisti che da quelli più tradizionalisti. «È rimasto illecito – ha spiegato – il ricorso alla fecondazione eterologa da parte di coppie dello stesso sesso, così come la gestazione per altri, su cui la Corte ha espresso più volte giudizi severi».
Secondo il giurista, è la legge 40 sulla PMA a mostrarsi ormai inadeguata e andrebbe riscritta con uno spirito bipartisan, «come si fece nel 1978 con la legge 194 sull’aborto». Barbera sottolinea infine che la sentenza si inserisce nella continuità giurisprudenziale della Corte, in un percorso già tracciato in passato a tutela dell’identità e dei diritti dei minori.