Una settimana fa la Commissione bicamerale antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, dopo i setti candidati alle Regionali sarde del febbraio scorso dichiarati “impresentabili” nonostante nessuno di loro fosse stato condannato in via definitiva, ha reso pubblica la lista dei cinque “impresentabili” candidati aspiranti consiglieri regionali della Basilicata che va alle urne questo fine settimana. Nessuno di loro vanta una condanna.

Ma come è andata in passato? Era il 29 maggio 2015 quando la medesima commissione, allora presieduta dall’esponente del Partito democratico Rosy Bindi, pubblicò la lista dei 16 impresentabili alle elezioni regionali che si sarebbero tenute due giorni dopo. Tra loro Vincenzo De Luca candidato presidente per la Campania. Su di lui pendeva un giudizio per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso” (e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere). La successiva udienza ci sarebbe stata il 23 giugno dello stesso anno. La procura di Salerno aveva comunicato che De Luca «ha rinunciato alla prescrizione relativamente ai delitti per i quali era maturato il relativo decorso» che sarebbe scattata nel 2012. De Luca fu comunque eletto ma ci fu una feroce polemica con la Bindi, accusata di avergli fatto perdere il 2% dei voti e di aver compiuto una campagna di aggressione per mettere in difficoltà il Governo Renzi. Nel 2016 ottenne l’assoluzione perché il fatto non sussiste, pronunciata su richiesta della stessa Procura e incassò dopo 18 anni di processo la sentenza che lo riabilitava con formula piena da tutte le accuse.

Tra gli impresentabili c’era anche il medico Sergio Nappi della lista Caldoro Presidente, circoscrizione Avellino, rinviato a giudizio per tentata concussione e altro quale sindaco del comune di Monteforte Irpino. L’udienza successiva era fissata per il 18 novembre 2015. Nappi era stato consigliere regionale della Campania dal 2010 al 2015. «La mia faccia e il mio nome – commentò allora Nappi – sono stati sbattuti sulle prime pagine dei quotidiani locali e nazionali e dei telegiornali di tutta Italia, come se fossi un malfattore. Tale esposizione mediatica mi ha arrecato un danno di immagine che mi è costato non solo in termini di consensi mancati, ma anche e soprattutto sul versante della mia vita privata e professionale». Nel 2021 fu assolto con formula piena.

Un altro nome eccellente presente in quella lista era quello di Alessandrina Lonardo, moglie di Clemente Mastella che si presentava con Forza Italia ma non fu eletta. A suo carico vi era un procedimento della procura di Napoli, pendente in primo grado, in cui si ipotizzava il reato di concussione. Venne assolta nel 2017. Massimiliano Oggiano, candidato alla Regione Puglia con la Lista Oltre con Fitto, era imputato a Brindisi per associazione mafiosa e per corruzione elettorale, con l’aggravante mafiosa. Era stato assolto in primo grado e pendeva l’appello con udienza fissata per il 3 giugno successivo. A marzo 2018 fu assolto anche in secondo grado. Assurdo il caso di Carmela Grimaldi, lista Campania in rete, circoscrizione Salerno. Assolta dal tribunale di Nocera Inferiore per concorso esterno in associazione mafiosa e partecipazione ad associazioni finalizzate al traffico di droga. Ma la Procura generale di Salerno aveva presentato appello. Presentò querela per diffamazione ai componenti della Commissione Antimafia.

Quando la presidenza passò poi nelle mani dell’ex senatore grillino Nicola Morra furono 18 i cosiddetti impresentabili per le elezioni amministrative del 2022. Tra loro l’architetto Francesco La Mantia candidato al consiglio comunale di Palermo per la lista Noi con l’Italia-Noi di Centro-Mastella. Era stato condannato in primo e secondo grado per riciclaggio e la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio alla Corte di Appello di Palermo. Non fu eletto ma definitivamente assolto qualche mese dopo e disse all’Adnkronos: «Sulla questione degli impresentabili mi preme dire solo una cosa, se si legge nel vocabolario la definizione di impresentabile cita: “Di cosa che non può essere mostrata in pubblico o ad altre persone perché carente nella sostanza o nella forma, oppure contraria alla decenza o al decoro, oppure in disordine o mal messa”. È la parola meno adatta da utilizzare per delle persone per bene fino a prova contraria».

Poi ci fu il caso di Giuseppe Lupo. Il 6 marzo di quest’anno il giornalista siciliano Salvo Toscano ha twittato: «Peppino Lupo è stato assolto. Il Pd, di cui fu segretario regionale in Sicilia, non lo ricandidò alle ultime regionali un anno e mezzo fa mettendolo tra gli impresentabili, perché imputato» di corruzione. E che dire del candidato sindaco del centrosinistra di Frosinone Mauro Vicano, imputato in un procedimento per traffico illecito di rifiuti? Ha dovuto rinunciare alla candidatura a sindaco ma è stato assolto a gennaio di quest’anno. “Impresentabile” fu definito anche l’ex presidente della provincia di Frosinone Giuseppe Patrizi, allora rinviato a giudizio per corruzione e poi assolto.

Sempre sotto la presidenza di Morra furono 8 gli “impresentabili” per le regionali sarde del febbraio 2019. Tra di loro Marco Carlo Marra, partito dei “Sardi Facciamo lo stato”, imputato per corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio. Fu assolto nel gennaio 2023. Con lui Gianfranco Ganau, candidato dem, imputato per tentata concussione in concorso (il dibattimento era in corso). Divenne comunque capogruppo del Pd in Consiglio regionale e fu assolto nel novembre 2019. A subire l’onta anche Valerio Meloni, sempre candidato con il Pd, imputato di tentata concussione in concorso, aveva rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto da tutte le imputazioni.