PHOTO
PLENUM CSM CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA RIUNIONE
Avvio - fra le polemiche - anche dell’ultima parte della riforma del Csm e dell’Ordinamento giudiziario approvata nella scorsa legislatura, quella relativa alla nuova composizione dell’Ufficio studi di Palazzo Bachelet, per la prima volta aperto anche ad avvocati e professori universitari. Non c’è stata infatti unanimità questa settimana in plenum al momento della votazione della graduatoria triennale per la nomina dei nuovi addetti dell’Ufficio studi, la cui composizione è passata da sei magistrati a otto magistrati e quattro tra professori e avvocati.
La graduatoria è stata votata con l’astensione dei consiglieri laici Isabella Bertolini (FdI), Claudia Eccher (Lega), Michele Papa (M5S) e del togato indipendente Andrea Mirenda. Astensione verosimilmente motivata dai criteri che avevano portato alla scelta dei nomi. La riforma Cartabia, come si ricorderà, ha previsto che la loro selezione dovesse avvenire mediante una procedura di valutazione dei titoli ed un colloquio. A tal fine era stata allora costituita una Commissione tecnica di cinque membri, due magistrati di legittimità e tre professori ordinari in materie giuridiche, individuati dal Comitato di Presidenza del Csm.
Riguardo l’individuazione dei tre docenti, il Csm, seguendo le circolari in materia, si era affidato ad un interpello pubblico, pubblicato anche sul portale web del Consiglio, nel quale veniva specificato che, oltre alle competenze giuridiche, sarebbero state valutate pregresse esperienze ordinamentali (come l’aver fatto parte dei Consigli giudiziari, del Consiglio direttivo della Cassazione o della Scuola superiore della magistratura), o l’aver svolto docenze per il Csm o per la stessa Ssm.
Dopo la valutazione dei titoli era poi previsto un colloquio. All’interpello aveva partecipato anche l’ex componente laico del Csm Fulvio Gigliotti (M5S). Il professore calabrese, forte del suo cv essendo stato anche componente del Consiglio giudiziario di Catanzaro, era certo di essere scelto. Di diverso avviso il Comitato di Presidenza che lo aveva escluso senza una reale giustificazione. Dopo un lungo tira e molla, Gigliotti era riuscito ad avere dal Comitato di Presidenza gli atti del procedimento di selezione che gli erano stati inizialmente negati «trattandosi di procedura non ancora definita».
Gigliotti aveva anche segnalato la vicenda al capo dello Stato Sergio Mattarella, presidente del Csm, e fatto ricorso al Tar del Lazio per un simbolico risarcimento di 3000 euro per l’esclusione patita ritenuta illegittima. E sempre in questa settimana, a distanza ormai di sei anni, sono tornate di attualità le ormai celebri chat dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.
Nel mirino questa volta Gaetano Sgroia, presidente di Sezione del tribunale di Salerno che si rivolgeva, come tanti altri, a Palamara per essere nominato. Con il voto contrario anche della prima presidente della Cassazione e del pg Pietro Gaeta, la pratica per la valutazione di professionalità di Sgroia è tornata in Commissione per ulteriori approfondimenti.