Oggi è il giorno della conferenza dei capigruppo, che dovranno decidere i tempi della discussione sulla mozione di sfiducia che la Lega ha presentato nei confronti della presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una decisione che non riveste solamente carattere tecnico. dalla scadenza temporale infatti discenderanno anche le dinamiche future che potrebbero portare ad un voto come ad un esecutivo a tempo determinato o di scopo, in questo senso l’ultima la parola è comunque quella di Sergio Mattarella che osserverà il dibattito parlamentare. Ma se dal punto di vista leghista l’indirizzo è chiaro: prima si vota meglio è, le opposizioni sembrano andare in ordine sparso. In questo momento gli occhi sono puntati infatti su quello che farà il Pd. I Del sono spaccati. Tra la maggioranza dei gruppi parlamentari a trazione renziana e la segreteria di Zingaretti le differenza sono nette. LA LACERAZIONE NEL PD L’ex segretario fiorentino non ha fatto mistero di lavorare per un governo che allontani le elezioni. Ieri Matteo Renzi, in un’intervista al Tg, ha ribadito la propria tesi. «Dopo aver messo i conti a posto, si vada a votare e le assicuro che noi e i Cinque Stelle staremo da due parti diverse – ha assicurato – Non vado a mangiare la pizza con Grillo nemmeno se mi pagano. Ma Salvini ha rovinato l’estate agli italiani aprendo una crisi di governo dalle spiagge con le cubiste. Il governo è un fallimento, ma la scelta dei tempi porta la Borsa a bruciare miliardi, lo spread a volare e all’aumento dell’Iva al 25%. Sono convinto che ci sia una maggioranza per un governo Istituzionale che salvi l’Italia. Chi dirà “no”, si assumerà la responsabilità davanti al Paese di consegnare alla destra estremista il futuro dei nostri figli». Ma per il Pd il pericolo è un altro e richiama direttamente lo spettro della scissione. Fonti ben informate sono pronte a scommettere che Renzi sia pronto a trasformare la sua preponderanza parlamentare, nel gruppo Dem, in una formazione che dovrebbe chiamarsi Azione Civile. Il preludio ad un nuovo partito una volta che si saranno stabiliti i tempi di un eventuale ritorno alle urne. E’ chiaro che per mantenere in vita l’attuale governo o comunque sostenere uno voluto dal presidente della Repubblica serve una maggioranza. Cosa resa possibile solo da un accordo con i 5Stelle. Si tratterebbe insomma di un ribaltamento della politica renziana per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora in funzione esterna (nuove elezioni) e interna (la lotta nel Pd). Le parole di Beppe Grillo, contrarissimo a far terminare l’esperienza di governo, sono sembrate il preludio ad un’intesa con i renziani, ma sul fronte opposto (la segreteria che sostiene Zingaretti) sono di tutt’altro avviso. «Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto»., ha ribadito il segretarioIl segretario. RENZI CONTRO ZINGARETTI Una comunicazione che il governatore del Lazio affida all’Huffington Post, con un lungo intervento nel quale respinge la tentazione di un asse con i grillini con lo scopo di fermare le ruspe del ministro dell’Interno. «Matteo Salvini ha aperto la crisi. Il Governo populista  ha fallito e messo l’Italia in ginocchio e ora scappano per paura della manovra finanziaria perché non sanno cosa fare. Avevano promesso una rivoluzione hanno combinato un disastro: l’Italia ha crescita zero, è esplosa la cassa integrazione, la produzione industriale cala e il debito pubblico è deflagrato», ha sottolineato il segretario Dem. Che parla di un’Italia isolata nel mondo e di una manovra economica impossibile, a causa della carenza di risorse. Con il rischio di creare nuovo debito, nuovi tagli e nuove tasse. «Hanno paura di ammettere i loro errori e scappano. Non è solo la fine di un governo, è la sconfitta del populismo al governo – ha aggiunto – La cultura dell’odio e del rancore ha fallito, non è la soluzione». Salvini chiede il voto per sfuggire ai problemi, secondo Zingaretti. E i problemi riguardano i rapporti con la Russia, sui quali non vuole riferire, le presunte tangenti e il sistema di alleanze internazionali dell’Italia. «E’ vero che si è messo a capo di una alleanza di partiti della destra europea per superare gli storici rapporti con Washington  e Bruxelles e sostituirli con Mosca? – si è chiesto il governatore – È una domanda fondata perché a dirlo  è il suo collaboratore di fiducia nei rapporti in Russia. Non una accusa, la nostra, ripeto, è una richiesta di chiarezza». Ma di tutto ciò Salvini si è rifiutato di parlare in Parlamento, un rifiuto «gravissimo ed inquietante», ha aggiunto Zingaretti. E anche per il premier Giuseppe Conte, ha evidenziato, potrebbe essere stato questo il motivo alla base della scelta del ministro dell’Interno di accelerare la crisi. «Sicuramente non potrà essere questo ministro degli Interni a gestire dal Viminale  le eventuali libere elezioni in Italia». Per mesi, ha sottolineato Zingaretti, in molti hanno creduto che fosse proprio il segretario Dem a valutare l’ipotesi di un accordo con il M5s, escluso con toni duri da tutto il Pd. «Ricordo, non per polemica ma per ricostruzione storica,  il rifiuto assoluto anche solo di voler discutere di questo tema – ha sottolineato – In molti casi si è arrivati a teorizzare che in realtà con Lega e 5 stelle ci si trovasse di fronte a due destre, due facce della stessa medaglia entrambe pericolose e illiberali da sconfiggere.  Ho combattuto con tutte le mie forze questa analisi  che però ha sicuramente  contribuito a ridurre i margini di manovra della nostra iniziativa politica». Quindi, nonostante il pericolo Salvini, «il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane. Di fronte a una leadership della Lega che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata, è credibile imbarcarsi in un esperienza di governo Pd/5 stelle (perché di questo stiamo parlando)  per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Nel nome della salvaguardia della democrazia? Io con franchezza credo di no». Perché dire, in nome della democrazia, no al voto rischierebbe di dare a Salvini «uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini. Griderebbe lui allo scandalo. Daremmo a lui la rappresentanza del diritto dei cittadini di votare e decidere. Davvero allora i rischi plebiscitari sarebbero molto seri», ha evidenziato. Cosa fare, dunque? Prepararsi alla battaglia politica. «Dobbiamo chiamare alla mobilitazione gli Italiani. Dobbiamo sì lanciare un allarme generale non per chiuderci ma per combattere strada per strada in ogni angolo del Paese la battaglia più dura. Loro, Salvini, in primis, hanno fallito e per questo scappano. Ha provocato una crisi che è già costata miliardi di euro bruciati nella speculazione. Salvini è caduto per una overdose di bugie che non sa più gestire – ha aggiunto il governatore – Occorre una nuova visione e un nuovo programma e su questo chiamare a raccolta il Paese migliore. Senza egoismi o personalismi. Salvini non è affatto imbattibile: a dimostrarcelo sono stati ancora poche settimane fa degli straordinari sindaci che lavorando con passione hanno vinto. Ritroviamo  questo spirito e combattiamo per un Italia verde, giusta e competitiva. Contro un progetto dell’odio che ha prodotto tanti disastri dobbiamo contrapporre come è stato suggerito una rivoluzione della speranza».