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ASSEMBLEA PLENARIA DEL CSM PLENUM DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA VOTO VOTAZIONE ALZATA DI MANO
È destinata ad andare delusa la “speranza” del Quirinale per un voto “unanime” sul futuro primo presidente della Corte di Cassazione. I desiderata quirinalizi, ieri annunciati ancora una volta da un articolo del Corriere della Sera, giornale sempre ben informato su tutto ciò che avviene al Colle, non sembrano infatti trovare sponda a Palazzo Bachelet dove giovedì pomeriggio è previsto il voto del Plenum, alla presenza proprio di Sergio Mattarella, per il successore di Margherita Cassano, in pensione per raggiunti limiti di età dalla prossima settimana.
Non è però la prima volta che l’appello all’unanimità - quando si tratta di votare per una nomina importante in magistratura, e dare così una immagine di compattezza all’esterno anche in un periodo di accesi scontri con la politica alla vigilia del referendum sulla separazione delle carriere - non venga raccolto dal Plenum. L’ultimo caso in ordine di tempo risale alla scorsa primavera quando si trattò di nominare il procuratore generale della Cassazione. In quell’occasione, il Consiglio superiore della magistratura si spaccò sui nomi di Pasquale Fimiani e di Piero Gaeta.
A contendersi ora il ruolo di quello che viene comunemente definito “il primo magistrato” d’Italia sono Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini. Entrambi in servizio in Cassazione, il primo come presidente aggiunto, il secondo come presidente di sezione. D’Ascola fra i due è quello che ha una maggiore anzianità di servizio ed ha trascorso più anni nella giurisdizione. In passato Mogini è stato invece capo di gabinetto dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella nel secondo governo Prodi, magistrato di collegamento presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi, ed infine esperto giuridico presso la Rappresentanza permanente d’Italia all’Onu. Mogini è anche segretario generale della Cassazione ed ultimamente è stato il più fidato collaboratore della presidente Cassano.
D’Ascola in Commissione per gli incarichi direttivi ha preso quattro voti, quelli dei due togati di sinistra, Maurizio Carbone di Area e Mimma Miele di Magistratura democratica, quello del togato di Unicost Michele Forziati, e quello Ernesto Carbone, laico in quota Italia viva.
A favore di Mogini invece la consigliera laica Claudia Eccher ( Lega), che sarà anche relatrice della proposta, ed il togato di Magistratura indipendente Eligio Paolini. Il vantaggio a favore di D’Ascola dovrebbe rimanere anche in Plenum. A suo favore si esprimeranno i due togati indipendenti, il giudice Andrea Mirenda ed il pm Roberto Fontana, i cui voti sono dirimenti considerati gli equilibri sul filo di lana. A nulla è valso aver ripianato la compagine dei laici in quota centrodestra, che voteranno compatti per Mogini, con l’elezione il mese scorso di Daniela Lorena al posto della dimissionaria Rossana Natoli.
Sul voto di giovedì per il primo presidente pare essere certa l’astensione dell’interno Comitato di presidenza del Csm: oltre a Cassano e Gaeta non voterà anche il vice presidente Fabio Pinelli. Ed a proposito invece di Porena, professore di diritto costituzionale all’Università di Perugia in quota Fratelli d’Italia, domani mattina è previsto il suo insediamento ufficiale a Palazzo Bachelet dopo il voto della Commissione per la verifica titoli che avverrà con un Plenum straordinario.
Tornando a D’Ascola, una circostanza curiosa è quella di essere non solo concittadino di Gaeta (entrambi sono nati a Reggio Calabria), ma di essere stato anche suo compagno di banco al liceo classico Tommaso Campanella. È la prima volta nella storia della magistratura che i vertici della Cassazione, oltre ad essere del medesimo orientamento culturale, sono di fatto cresciuti insieme, almeno dal punto di vista scolastico.