«La giustizia non può essere subalterna allo show». Sono parole di Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, a corredo della decisione del Tribunale del Riesame di Brescia di annullare il decreto di sequestro e perquisizione eseguito lo scorso 26 settembre, nell’indagine che lo vede accusato di corruzione per aver archiviato, nel 2017, l’indagine su Andrea Sempio, indagato nuovamente oggi per l’omicidio di Chiara Poggi.

Secondo la pm di Brescia Claudia Moregola e il procuratore Francesco Prete, agli inizi di febbraio 2017, proprio mentre erano in corso le indagini che hanno portato alla prima iscrizione del 37enne, sarebbe stata proposta o comunque ipotizzata dalla famiglia Sempio una somma di denaro da versare all’allora aggiunto Venditti in cambio dell’archiviazione del procedimento. Tutto ruota intorno ad un appunto trovato a casa dei genitori di Sempio, con la scritta «Venditti gip archivia x 20.30 euro». L’appunto era datato 2016, un refuso secondo gli inquirenti, che mettono in relazione quelle parole con l’archiviazione poi richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal gip il 23 marzo successivo. Indagini, affermano gli inquirenti, caratterizzate «da una serie di anomalie», come l’omissione, da parte della sezione di polizia giudiziaria, della trascrizione di alcune intercettazioni ambientali ritenute significative e la durata dell’interrogatorio, considerata «breve».

L’avvocato Aiello aveva chiesto la revoca del provvedimento, definendo «surreale» l’intera vicenda. «È stato aggredito un uomo con una potenza di fuoco immaginabile», aveva commentato. L’avvocato ha parlato di un momento «triste e pericoloso» per l’intero sistema giudiziario italiano: «Prima di iscrivere un magistrato nel registro degli indagati si deve avere la certezza della prova. Già l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi ha scosso la fiducia nel sistema. Ora si aggiunge questa nuova aggressione: si dice che il magistrato è corrotto, ma l’equazione “Venditti corrotto uguale assassino innocente e nuovo indagato colpevole” è pura fantascienza. È un’eresia giuridica, una blasfemia». Aiello ha concluso il suo intervento con un appello al rispetto delle garanzie processuali: «Dobbiamo tornare a considerare le regole del processo e dell’indagine penale, senza pregiudizi e senza spettacolarizzazioni».

Ora il collegio presieduto dal giudice di Brescia Giovanni Pagliuca ha disposto la restituzione immediata dei dispositivi informatici. I giudici hanno ordinato la restituzione di tre iPhone - di cui uno dotato di Sim -, due hard disk, un pc portatile di proprietà della società Campione d'Italia e uno col bollino della procura di Pavia, due iPad, due chiavette Usb e tutti i dati eventualmente già estrapolati dagli stessi. Restano sotto sequestro due agende cartacee con il logo dei carabinieri, del 2017 e del 2023, «quasi intonse», spiega Aiello.

«Ho la vita rovinata, non ho mai preso un euro al di fuori del mio stipendio», aveva detto Venditti durante l'udienza al Tribunale del Riesame, che oggi ha stabilito l’assenza dei gravi indizi necessari per contestare la corruzione e l’inesistenza dei motivi di urgenza per procedere alla perquisizione. Le motivazioni verranno depositate entro 30 giorni.

Nel suo ricorso, Aiello aveva sottolineato «l’assenza di criteri o ragioni per ritenere presente una prova di un reato del 2017 negli apparati di Venditti».

«Che sia l’inizio di una inversione di tendenza – commenta al Dubbio l’avvocato Aiello –, la Giustizia non può essere subalterna allo show o farsi condizionare dalla ricerca di consensi. Sono felice per il dottor Venditti, dopo tante amarezze che difficilmente saranno cancellate nell’animo, una luce di ragione. Il Tribunale di Brescia ha, con coraggio, applicato le regole del gioco, non si può andare a casa di un privato cittadino e sequestrare ogni cosa senza dire cosa si cerca e per quale fatto o condotta riconducibile ad un reato. Questo è accaduto nei confronti di un magistrato che ha avuto la sventura di fare il proprio dovere, ritenendo giusto archiviare una ipotesi di concorso di omicidio sprovvista di prova. Mi domando per quanto tempo ancora resisterà pervicace questo massiccio movimento di opinione che ad ogni costo, anche sacrificando la reputazione di un ex magistrato e di innocenti, pretende, e finanche ordina, dal pulpito di autorevolissimi studi televisivi la riapertura di indagini con cadenza regolare».