«Il governo non cadrà sulla riforma della giustizia». Alfonso Bonafede lo dice perché altri gli pongono l’interrogativo. Ne parla ieri mattina a Radio Capital, intervistato, e non è certo lui a preoccuparsi per primo dell’armageddon giudiziario. Eppure la frase rilasciata dal guardasigilli è un’assai preziosa cartina di tornasole della riunione tenuta, sulla riforma del processo, con i capigruppo di maggioranza la sera prima.

Bonafede aggiunge una seconda osservazione: «La prescrizione non è in questa riforma». Verissimo. E lui, si potrebbe aggiungere ancora, non ha alcuna intenzione di farcela entrare, neppure per via indiretta. Cosa che invece sarebbero piuttosto orientati a fare il Pd e, ancor di più, i renziani di Italia viva. Perché è vera anche la terza cosa detta da Bonafede a Radio Capital, ossia che la riunione a Montecitorio di mercoledì è stata positiva, con i capigruppo delle forze di governo che «hanno espresso spirito costruttivo», tanto da indurre il ministro a prevedere «un’approvazione celere» della riforma.

Tutto vero. Però non si può escludere che, se pure si raggiungesse presto l’accordo sul ddl per il civile e su quello relativo a penale e Csm, i dem e Renzi chiedano di mettere in conto un rinvio dell’entrata in vigore della “nuova” prescrizione, di fronte a eventuali ritardi delle Camere. Non solo, perché Italia viva chiederà certamente di escludere lo stop alla prescrizione per chi in primo grado è assolto.

Ipotesi che gli stessi rappresentanti del Pd, mercoledì sera, non hanno affatto inserito nella colonna “sciocchezze sesquipedali”. Tutt’altro. E non è finita qui, perché non pare inverosimile che Renzi e il suo gruppo decidano di subordinare l’ok sul doppio ddl di Bonafede a quella modifica sulla prescrizione.

Certo, c’è qualche settimana per parlarne. Non molte, visto che mercoledì Bonafede, interpellato dal Dubbio, ha ribadito che «il ddl sul processo civile e quello relativo al penale e al Csm saranno deliberati in Consiglio dei ministri sicuramente prima della fine di ottobre». Il vero enigma riguarda la mossa fin- du- monde dei renziani in Parlamento. A quel punto il governo cadrebbe? No, come dice Bonafede. Anche perché è ragionevole presumere che i M5S additerebbero i partner di maggioranza come responsabili della mancata velocizzazione dei processi.

Ma certo si creerebbe un bel problema.