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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, diretto da Enrico Della Capanna, ha aperto un fascicolo a difesa e tutela dell’ Avvocato Rossella Ognibene e del Prof. Avv. Oliviero Mazza a seguito della notifica, da parte della Procura della Repubblica di Ancona, dell’avviso di garanzia e del contestuale avviso di conclusione delle indagini preliminari emessi a firma del Pubblico Ministero Dott. Ruggiero Dicuonzo, nel procedimento penale n. 3886/2024 R.G. Notizie di Reato, laddove si ipotizza, a loro carico, il delitto di calunnia.
La vicenda ha origine dalla formulazione, da parte degli Avvocati Rossella Ognibene ed Oliviero Mazza nel corso di una udienza del processo “Angeli e Demoni” che si è celebrata nel mese di aprile del 2024 innanzi al Collegio Penale del Tribunale di Reggio Emilia, di una questione riguardante l’incompatibilità a rendere testimonianza da parte di due consulenti tecniche del Pubblico Ministero.
I due difensori avevano rappresentato ai Giudici che, nel corso delle indagini preliminari, le due consulenti avessero partecipato all’assunzione di sommarie informazioni testimoniali prima ancora di essere officiate dell’incarico di Consulenti Tecnici ed avessero assunto, per questa ragione, la qualità di ausiliarie del Pubblico Ministero, circostanza che, secondo una condivisibile interpretazione giurisprudenziale dell’art. 197 lett. d) c.p.p., le avrebbe rese incompatibili con l’ufficio di testimone.
Secondo la prospettazione dell’Ufficio di Procura tale eccezione, siccome formulata, avrebbe sortito l’effetto di incolpare il Pubblico Ministero, pur nella sua conosciuta innocenza, del delitto di abuso d’ufficio.
Il Consiglio dell’Ordine non intende in alcun modo entrare nel merito della fondatezza dell’iniziativa assunta dall'Ufficio di Procura di Ancona atteso che, di ciò, si dovrà discutere nelle competenti sedi giurisdizionali. Preme invece sottolineare che l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dei difensori sia stato notificato in occasione di una fase delicatissima del processo “Angeli e Demoni”, vale a dire nel momento in cui gli stessi si accingevano a dar corso alle arringhe difensive nel dibattimento.
Non può sfuggire che tale iniziativa, che ha ad oggetto fatti avvenuti nel mese di aprile dello scorso anno, possa dissuadere i difensori dallo svolgere appieno la loro delicata funzione.
Il Consiglio dell'Ordine condivide appieno il parere già espresso dall'Unione delle Camere Penali Italiane circa il fatto che una questione tecnico-processuale, elemento fisiologico del contraddittorio e della funzione difensiva, non debba esitare in iniziative di parte che possano mettere in discussione l’esercizio libero ed indipendente della professione forense e della funzione difensiva andando a minare i principi fondamentali del nostro ordinamento, che riconoscono agli imputati il diritto ad un giusto processo e all’assistenza tecnica che deve essere avulsa da condizionamenti di sorta.
E’ bene sottolineare che l’iniziativa assunta dall’Ufficio di Procura sortisca financo l’effetto di mettere in dubbio il principio costituzionale di parità tra accusa e difesa nel processo.
Diversamente opinando si arriverebbe a ritenere ammissibile che il difensore possa essere dissuaso dallo svolgere appieno il proprio ruolo di garante del rispetto delle regole che sovraintendono il diritto di difesa e il giusto processo e che debba nutrire il timore, nello svolgimento di tale delicatissima funzione, di divenire destinatario di azioni di forza assunte, nei suoi confronti, nel corso di un libero contraddittorio.
Diversamente si giungerebbe a mettere in dubbio, in modo inaccettabile, il concetto di giustizia e le fondamenta stesse dello Stato di diritto.
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia esprime piena solidarietà ai colleghi Avvocato Rossella Ognibene e Prof. Avv. Oliviero Mazza, destinatari di tale intempestiva iniziativa.
Si attiverà in ogni modo e con ogni strumento a propria disposizione, per tutelare il diritto dovere dell’ Avvocato ad assolvere appieno la propria funzione difensiva e per far sì che non venga limitata a fronte di pressioni e condizionamenti di siffatta natura.
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati esprime il proprio timore che quanto accaduto possa incrinare irrimediabilmente la dialettica serena e collaborativa che ha sempre contraddistinto i rapporti tra l’ Avvocatura, gli Uffici di Procura e la Magistratura in genere, e che possa costituire terreno fertile per l’insorgenza di esiziali contrapposizioni istituzionali che finirebbero per danneggiare il corretto esercizio dell’attività giurisdizionale.
In aula in piedi in segno di protesta a fianco agli avvocati del processo Angeli e Demoni c’erano anche i colleghi della Camera penale locale, che hanno espresso «sconcerto e preoccupazione rispetto al fatto che il legittimo e doveroso esercizio della funzione difensiva, costituzionalmente garantita, possa esporre il difensore al rischio di incriminazione, con il conseguente inevitabile effetto di influenzarne la libertà nell’esercizio del mandato».
A intervenire anche L’Organismo congressuale forense, che ha espresso L’Organismo Congressuale Forense «sconcerto e profonda preoccupazione» per una decisione che «rappresenta un vulnus al diritto di difesa determinando effetti inibitori, per non dire intimidatori, dell’attività dei difensori, nonché un potenziale condizionamento del giudice, per di più proprio nel momento in cui è in corso la discussione finale. L’iniziativa denota un chiaro e inaccettabile atteggiamento di prevaricazione nei confronti della avvocatura e, in particolare, del ruolo del difensore nel processo, accentuando in modo ingiustificato un già difficile clima di contrapposizione». Per Ocf, «quanto accaduto evidenzia ancor più la necessità di isolare gli atteggiamenti di quella parte della magistratura che resta evidentemente estranea al perimetro della cultura della giurisdizione che deve invece abbracciare tutti i protagonisti del processo».