Tutto in un giorno. Nelle ore in cui arrivano le notizie raccapriccianti da Milano, dall’ordinanza del gip sulle presunte violenze al minorile “Beccaria”, e proprio mentre Antigone sceglie un titolo Hitchcockiano, “Nodo alla gola”, per il rapporto sui 100 suicidi dietro le sbarre in 15 mesi, il Partito democratico compie un gesto di grande significato politico e visita 32 istituti di pena, con una serie di ispezioni tutte questa mattina in contemporanea (e l’anteprima di Lia Quartapelle, che ha verificato sabato scorso le condizioni di Bollate).

L’iniziativa ha coinvolto 40 parlamentari e ha avuto per titolo l’indimenticata frase di Piero Calamandrei “Bisogna aver visto”. E per capire il mondo capovolto dell’esecuzione penale, basterebbe forse il report di una delle missioni compiute dal partito di Elly Schlein, quella che ha coinvolto il senatore Andrea Martella e la deputata Rachele Scarpa in un altro istituto per minori, a Treviso, dove due anni fa c’era stata un rivolta. Qui il sovraffollamento non evoca forse i padiglioni di Poggioreale brulicanti come un girone dantesco, dove sono andati a mettersi le mani nei capelli i deputati Arturo Scotto e Piero De Luca («il carcere di Napoli è uno dei luoghi che assomiglia di più all’inferno»), ma ricorda piuttosto la sensazione di solitudine e abbandono del film “Ariaferma”: «Persiste il problema del sovraffollamento e la conseguente mancanza di spazi idonei a consentire attività educative, sportive e culturali», dicono Martella e Scarpa.

E tutto si somiglia tristemente, si ripetono quasi sempre le stesse parole, nei comunicati che i parlamentari dem diffondono subito dopo la mattinata nelle carceri. «Sovraffollamento, personale insufficiente, pochi fondi per l’inserimento lavorativo dei detenuti e personale medico psichiatrico solo 8 ore a settimana in una struttura in cui l’incidenza di problematiche di salute mentale è particolarmente alta», riscontrano per esempio l’ex guardasigilli Andrea Orlando e la deputata Valentina Ghio, dopo aver visitato l’istituto di Sanremo.

«La situazione delle carceri italiane è una vera e propria emergenza», dirà a “consuntivo” delle ispezioni la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, che “ha visto” Sollicciano insieme con il capogruppo in commissione alla Camera Federico Gianassi. «Dopo il convegno tenutosi a febbraio, queste visite vogliono continuare a porre la massima attenzione alle condizioni di vita e di lavoro negli istituti di pena ormai al collasso, con un sovraffollamento che ha raggiunto numeri record, una carenza di organico cronica, un quadro sanitario aggravato dai troppi detenuti con tossicodipendenze e problemi psichiatrici, una insufficienza di quelle iniziative trattamentali che dovrebbero realizzare il fine rieducativo della pena e molte strutture fatiscenti o del tutto inadeguate», è la sintesi dell’esponente della segreteria dem.

Il convegno a cui si riferisce è quello, ricchissimo di contenuti, in cui intervenne anche Schlein lo scorso 8 febbraio al Nazareno. Da allora poco è cambiato, anche dal punto di vista delle iniziative parlamentari, con la legge Giachetti-Bernardini sugli sconti di pena che non procede certo al ritmo di un provvedimento d’urgenza e non è stata votata nemmeno in prima lettura. In una cornice desolante va dunque apprezzata la coerenza con cui il Pd mantiene l’impegno di battersi per rendere più tollerabili le condizioni di vita negli istituti di pena. D’altra parte, il principale partito di opposizione non manca di accusare gli avversari, come si legge per esempio nella nota a firma Walter Verini e Anna Ascani, che sono stati al “Capanne” di Perugia: l’emergenza, dicono è «drammatica, come attesta anche la tragedia dei suicidi, ma l’esecutivo, invece di occuparsi delle condizioni di vita di chi si trova in questi spazi, condannato o lavoratore che sia, si dedica a introdurre nuovi reati».

È la deputata Irene Manzi, reduce dalle ispezioni nelle case circondariali marchigiane di Montacuto e del Barcaglione, a chiedere «una svolta culturale e politica, oltre che normativa, che non può limitarsi alla esclusiva realizzazione di ulteriori spazi di detenzione». Sono un ex sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis, e la vicepresidente del Senato Anna Rossomando a scattare la foto, inquietante come le altre, del carcere torinese Lorusso e Cotugno, ma forse la frase più icastica, con quella che arriva da Poggioreale, è nella nota dei quattro parlamentari del Pd reduci dall’ispezione a Regina Coeli, Cecilia D’Elia, Filippo Sensi, Andrea Casu e Marianna Madia: «Il penitenziario sta scoppiando», avvertono, «con 1133 detenuti, quasi il doppio della capienza ufficiale». Da incubo è anche il quadro descritto dal vicecapogruppo dem al Senato Alfredo Bazoli e il deputato Gianni Girelli, ai quali è toccato verificare coi propri occhi come stanno le cose a Brescia, nel “Canton Mombello”: «La situazione di sovraffollamento del carcere è allarmante: 385 detenuti su una capienza ordinaria di 189, e tollerabile (categoria tutta italiana...) di 291. Di questi, oltre 220 tossicodipendenti e oltre 150 con problemi di natura psichiatrica».

Le altre delegazioni hanno visto impegnati Alessandro Alfieri a Busto Arsizio, Silvio Franceschelli e Laura Boldrini a San Gimignano, Marco Meloni a Cagliari, Ylenia Zambito a Pisa, Michele Fina a Teramo, Chiara Braga a Como, Anthony Barbagallo a Catania, Augusto Curti ad Ascoli Piceno, Michela Di Biase e Nico Stumpo a Rebibbia, Paolo Ciani al minorile capitolino di Casal Del Marmo, Antonella Forattini a Mantova, Marco Furfaro a Prato, Stefano Graziano a Santa Maria Capua Vetere, Stefania Marino a Enna, Chiara Gribaudo a Torino e Cuneo, Ubaldo Pagano a Taranto, Marco Simiani a Massa Marittima e Grosseto, Sara Ferrari a Bolzano e Stefano Vaccari a Modena.