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GIORGIO VARANO
Botta e risposta tra Magistratura democratica e Unione Camere penali. Stamattina sulla pagina Facebook del gruppo associativo dell’Anm, guidato da Stefano Musolino, appare un post: “Congresso Ucpi, sulla riforma costituzionale della giustizia: 'Ha una storia nobile e antica che ci appartiene fino in fondo'. Questa storia nobile inizia con il ddl Almirante n. 3568 del 23 luglio 1971”. Allegate due foto: quella del congresso dei penalisti, con il guardasigilli in collegamento da remoto, conclusosi ieri a Catania, e quella di uno dei fondatori del Movimento sociale italiano, appunto Giorgio Almirante.
Insomma, le toghe accusano gli avvocati di promuovere una riforma, quella sulla separazione delle carriere, che sarebbe stata elaborata da un fascista. Non si è fatta attendere la replica del leader dell’Ucpi, appena rieletto per acclamazione, Francesco Petrelli: «Md risponde alla mia rivendicazione della nobiltà e democraticità della riforma, richiamando una proposta di legge di Almirante che prevedeva soltanto un parziale sorteggio dei membri del Csm ma che nulla ha a che vedere con la costituzione di due Csm e con la sacrosanta separazione delle carriere di pm e giudici, oggetto della proposta dell’Unione».
Per Petrelli, quella di Magistratura democratica è «una errata e mistificante rivisitazione della storia con fini di pura propaganda politica, che contraddice l’invocata necessità di affrontare questa campagna referendaria con sobrietà e con reciproco rispetto e che così facendo si sottrae a un confronto di idee leale e costruttivo nell’interesse di tutti i cittadini».
«Perché non dicono – rincara la dose il past president Valerio Spigarelli – che l’unitarietà delle due funzioni venne presentata dal Ministro Grandi a Mussolini come un elemento qualificante dello Stato fascista?».
LA PRIORITÀ DELL’UCPI: PRESERVARE DAL VOTO POLITICIZZATO IL SÌ AL REFERENDUM
Ormai non c’è più alcun dubbio che questo clima aspro ci accompagnerà fino al referendum, sacrificando così un dibattito sul merito della norma di modifica costituzionale. In realtà questo tema della paternità della riforma è stato affrontato anche durante la tre giorni siciliana. Come avevamo scritto qualche giorno fa, ci sarebbero alcuni avvocati che potrebbero o non votare o votare ‘No’ al referendum perché porta il sigillo di un Esecutivo di destra, con le firme della premier Giorgia Meloni e di Carlo Nordio. Un’ipotesi respinta più volte dal palco del congresso ma che proprio per questo fa riflettere su quanto il problema sia sentito.
Tanto è vero che lo stesso Beniamino Migliucci, presidente della Fondazione dell’Unione, ha tenuto a ribadire che «questa riforma non è né di destra né di sinistra; come ha detto Ennio Amodio, “essa è figlia dell’Ucpi”, semmai è figlia adottiva del governo».
Lo stesso Petrelli nella sua relazione ha scritto non a caso che «una riforma o è buona o è cattiva, e vale la pena di valutarla per quello che è» e che «vale per il bene del Paese e della Giustizia, anche quando non condividiamo le idee di chi la propone o di chi la vota. Le leggi vivono di una vita autonoma, e questa legge ha una storia nobile e antica che ci appartiene fino in fondo».
Allo stesso modo che per l’Anm, anche l’associazione dei penalisti ha dunque la necessità «non solo di essere ma anche di apparire unita», come dichiarato dal presidente della Camera penale di Roma, Giuseppe Belcastro. Tutti hanno voluto allontanare lo spettro di crepe all’interno dell’Unione: inutile tentare di farle emergere, come ha fatto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi, che nel proprio intervento di venerdì a Catania aveva ricordato come lo stesso Gian Domenico Caiazza, in una intervista all’Unità, aveva «dissentito fortemente dall’idea di un sorteggio di un organo di rilevanza costituzionale. Avrei compreso», è la frase evocata da Parodi, «un sorteggio secondario».
«ADESSO BASTA CONVEGNI, ANDIAMO NELLE PIAZZE»
A proposito di sorteggio, c’è da segnalare che tra gli interventi più applauditi c’è stato quello del consigliere di Palazzo Bachelet Andrea Mirenda, unico sorteggiato al Csm e favorevolissimo al «lancio dei dadi» (copyright Giovanni Zaccaro). Comunque Belcastro sarà anche il referente regionale per il Lazio dei comitati elettorali territoriali che si andranno a costituire per affrontare al meglio la campagna referendaria.
La linea da seguire è: basta convegni, andiamo nelle piazze a spiegare ai cittadini qual è il valore del referendum perché «siamo trasversali, siamo credibili – ha specificato Fabio Sommovigo, presidente della Camera penale della Spezia – perché siamo in grado di contestare pure altre scelte politiche di questo governo come abbiamo fatto ieri», quando cioè sabato scorso gli avvocati accorsi al congresso dell’Ucpi hanno contestato duramente, con sonori «buuuu». il ministro Nordio sulle questioni carcere e panpenalismo.
IL TIMORE DI TROVARSI SOLI IN TRINCEA AL REFERENDUM
L’Unione per questo è in cerca anche di uno slogan efficace: a tal fine si affiderà a una società di super esperti nella comunicazione pubblica, società di cui però non è stato ufficializzato ancora il nome. Al di là di chi ci sarà a condurre i giochi, l’importante è capillarizzare il messaggio, persino attraverso «le radio sportive, quelle più seguite, ad esempio, dai tassisti in macchina, almeno nella Capitale». La mobilitazione deve essere totale per vincere la «madre di tutte le battaglie».
Anche perché alcuni penalisti si sono sentiti un po’ abbandonati dalla politica, hanno l’impressione che gran parte della campagna possa essere appaltata solo a loro. A condividere con l’assemblea questo pensiero, che si è fatto strada anche in altri, ci ha pensato l’ex presidente della Camera penale milanese Valentina Alberta, commentando il discorso del presidente del Senato: «La Russa ci ha detto di essere neutrale sulla questione separazione. Meglio così, saremo noi a spiegare ai cittadini la riforma nelle sue vere ragioni, uniti, compatti e credibili, anche per le nostre posizioni sulla questione delle condizioni delle nostre carceri, altro tema sul quale ci sentiamo in questo momento abbandonati dalla politica tutta».