La Corte Costituzionale si prepara a esaminare la riforma Nordio, che ha abrogato il reato di abuso d'ufficio, nella prossima udienza pubblica del 7 maggio. L'udienza si terrà a Palazzo della Consulta, dove la Corte discuterà i rilievi sollevati da 14 ordinanze inviate da autorità giudiziarie di diverse zone del Paese.

In particolare, la Corte è chiamata a valutare se l'abrogazione del reato previsto dall'articolo 323 del codice penale sia in contrasto con i principi costituzionali sanciti dagli articoli 3, 11, 97 e 117 della Costituzione, nonché con la Convenzione Onu contro la corruzione del 2003, conosciuta come Convenzione di Merida, ratificata dall'Italia nel 2009.

Il legislatore italiano, scrive la Cassazione in un'ordinanza trasmessa alla Consulta, ha abrogato il reato di abuso d'ufficio senza aver adeguatamente rafforzato il sistema di prevenzione amministrativa contro le condotte abusive e la violazione dell'imparzialità da parte dei pubblici agenti. La Cassazione ha sottolineato che tale scelta contrasta con gli obblighi internazionali previsti dalla Convenzione di Merida, che imponeva il mantenimento di una norma di incriminazione.

La Cassazione ha quindi evidenziato che la riforma potrebbe aver violato gli obblighi internazionali assunti dall'Italia, compromettendo il perseguimento degli obiettivi del trattato. Inoltre, il gup di Firenze, nella sua ordinanza di rimessione dell'ottobre scorso, ha sostenuto che l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio potrebbe violare l'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza e la necessità di un'adeguata ragionevolezza nell'esercizio del potere legislativo.

Il giudice relatore della causa sarà il vicepresidente della Corte, Francesco Viganò. In udienza pubblica interverranno, oltre ai difensori delle parti coinvolte, gli avvocati dello Stato Ettore Figliolia, Lorenzo D'Ascia e Massimo Di Benedetto.