PARLA L’AVVOCATA DOPO ILRICORSO SULL’ESTRADIZIONE NEGATA

«È un ricorso meramente politico» quello del Procura generale che ha impugnato davanti alla Cassazione il no all’estradizione dei dieci ex terroristi italiani «mentre dovrebbe essere un ricorso giuridico. Sono stupefatta per questa decisione che è frutto di pressioni politiche. Comunque questo ricorso non ha alcuna possibilità di andare in porto in quanto è una materia in cui è sovrana la Corte di Appello».

Ad affermarlo all’Adnkronos è Irène Terrel, l’avvocata francese di sette dei dieci ex brigatisti italiani fermati in Francia a fine aprile nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” commentando la decisione della Procura di impugnare la sentenza della Corte di Appello di Parigi che ha negato l’estradizione ai 10 ex terroristi lo scorso 29 giugno. Per Terrel, quindi, questa impugnazione «è stupefacente frutto di una pressione politica inammissibile».

Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, poi, rileva l’avvocata, «si è espresso in modo inaccettabile con le sue dichiarazioni durante una conferenza stampa in occasione del vertice della Nato a Madrid» spiegando che avrebbe valutato la possibilità di presentare un ricorso contro la sentenza.

«Dove è la separazione dei poteri? C’è una regressione. I diritti vengono calpestati da chi dovrebbe esserne il garante», aggiunge Terrel. «È semplicemente incredibile». Per Terrel, comunque, quindi, questo ricorso «non ha nessuna possibilità di andare in porto in quanto è irricevibile dal punto di vista giuridico, se vengono applicate le regole del diritto. Ma osservo con stupore che le regole in questa vicenda vengono ignorate, ho sentito posizioni politiche inammissibili e gravissime. Quando il presidente parla della dottrina Mitterrand spiegando che la Francia aveva respinto le richiede di estradare le persone che non erano implicate in reati di sangue non ricorda che questa dottrina è stata applicata proprio alle persone in questione. Sono gli stessi dossier per i quali la Francia ha respinto anche in passato le richieste di estradizione. Si deve assumere il fatto che la Francia non rispetti la sua parola. Non ho mai visto un presidente francese rimettere in discussione una decisione di una Corte di Appello che ha fatto un lavoro scrupoloso per più di un anno. Dichiarazioni, fatte, poi senza conoscere il dossier visto che le motivazioni della sentenza non erano state ancora depositate».

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THIBAULT CAMUS