Il 15 agosto, in Alaska, si terrà un vertice ad alta tensione tra Donald Trump e Vladimir Putin, con l’obiettivo di congelare almeno temporaneamente la guerra in Ucraina. Ma, secondo il vicepresidente americano JD Vance, l’eventuale accordo «alla fine non renderà felici né Mosca né Kiev».

Vance, intervistato da Fox News, ha ribadito la condanna dell’invasione russa e ha invocato «un leader forte che obblighi le parti ad avvicinarsi». Sospesa, invece, la presenza di Volodymyr Zelensky: per l’ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitaker è «possibile», ma «nulla è stato deciso». Più freddo Vance, secondo cui un incontro Putin-Zelensky prima del faccia a faccia con Trump «non sarebbe produttivo».

L’Europa si sente esclusa

L’Alta rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, ha ammonito che «qualsiasi accordo tra Usa e Russia deve includere Ucraina e Ue», riaffermando che «tutti i territori occupati appartengono a Kiev». La dichiarazione congiunta dei leader europei, compresa Giorgia Meloni, ha ribadito il principio dell’intangibilità dei confini e condannato l’invasione russa come «flagrante violazione della Carta Onu».

Parole che hanno irritato Mosca. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha definito il documento «un volantino nazista», mentre Dmitri Medvedev ha accusato gli “euroimbecilli” di ostacolare gli sforzi Usa per la pace.

Zelensky e il fronte diplomatico

Zelensky ha invece elogiato il sostegno Ue e ha assicurato che «non permetteremo alla Russia di ingannare gli Usa». In un videomessaggio, ha ringraziato Trump “per l’impegno a porre fine alle uccisioni” e confermato che il suo team è in contatto quotidiano con Washington.

Il vertice in Alaska si preannuncia così come un banco di prova delicatissimo, con un equilibrio da trovare tra pressioni internazionali, interessi strategici e condizioni di pace ancora tutte da definire.