«Ha cercato aiuto dal'Ucraina per interessi personali, essere rieletto, e non per il bene del Paese. E la sua cattiva condotta continua ancora in questi giorni». Parole nette e inequivocabili quelle pronunciate dal presidente della Commissione intelligence, istituita dal Partito democratico, Adam Sxchiff, per capire le possibilità di procedere all'impeachment contro il presidente Trump.

Ora le imputazioni sono state formulate: abuso di potere e ostruzione al Congresso. Jerrold Nadler che guida la Commissione Giustizia ha così delineato la strada che dovrebbe portare alla messa in stato di accusa del tycoon. La commissione sottoporrà prima le accuse alla Camera, controllata dai democratici, se verranno approvate dai deputati si passerà al Senato che però è a maggioranza repubblicana. A Trump viene imputato, come recita la Costituzione americana, di “aver commesso «alti crimini» in due casi: aver esercitato i poteri del suo ufficio pubblico per ottenere un beneficio personale mentre ignorava o ledeva l'interesse nazionale e di aver ostacolato l’inchiesta del Congresso.

I fatti si riferiscono alla famosa telefonata del luglio scorso con il presidente Volodymyr Zelensky, nella quale Trump avrebbe legato l'assistenza militare all'Ucraina ad un'indagine contro Hunter Biden, figlio dello sfidante democratico Joe, che faceva parte del consiglio di amministrazione di una compagnia energetica ucraina. Secondo i Dem la Casa Bianca avrebbe “giocato” sui 400milioni di dollari in aiuti militari che in realtà erano già stati stanziati dal Congresso.

La seconda imputazione riguarda la richiesta di Trump affinchè Kiev si addossasse le responsabilità di aver influenzato le elezioni del 2016. Un complotto che i servizi segreti Usa avrebbero ampiamente smentito, accusando al contrario gli hacker diretti da Mosca.

La Casa Bianca ha reagito alle notizie attraverso twitter,: per il presidente si tratta di «una caccia alle streghe» orchestrata da Nadler: «sia il presidente che il ministro degli Esteri ucraino hanno detto, molte volte, chenpn c’era pressione. I democratici lo sanno, ma si rifiutano di riconoscerlo!».

Trump dunque potrebbe essere il terzo presidente nella storia a finire sotto processo dopo Bill Clinton e Andrew Johnson, Richard Nixon si dimise immediatamente prima. Ma in ogni caso l'esito di un eventuale procedimento non è scontato, anzi. Il Senato è a guida repubblicana e la condanna richiede una maggioranza di due terzi, improbabile. A meno che nel Gop la lotta tra il Tea Party e i Repubblicani classici non giochi qualche brutto scherzo a “The Donald”.