Il dialogo tra Russia e Ucraina resta in stallo. A confermarlo è il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che «non c’è ancora un’intesa sul proseguimento dei negoziati né sulla sede in cui dovrebbero tenersi».

Le dichiarazioni arrivano a pochi giorni dal completamento dello scambio di prigionieri di guerra – mille per parte – raggiunto nel corso del primo round di colloqui a Istanbul. Proprio la città turca resta la sede più accreditata per un eventuale secondo incontro, ma Mosca frena: «Il lavoro sulla bozza di memorandum continua, non è ancora stata trasmessa a Kiev», ha spiegato Peskov.

Nel frattempo prosegue il confronto diplomatico con la Turchia: il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, è atteso a Mosca per un colloquio con il collega russo Sergey Lavrov. Tema centrale dell’incontro, ha precisato Peskov, saranno le relazioni bilaterali, anche se è probabile che la questione ucraina entri comunque nell’agenda informale dei lavori.

Attacchi russi: «Risposte di ritorsione»

Le tensioni sul campo restano altissime. Nella notte tra sabato e domenica, una nuova ondata di missili e droni russi ha colpito diverse città ucraine, provocando almeno 12 morti. «Si tratta di attacchi di ritorsione – ha affermato Peskov – in risposta agli attacchi ucraini contro infrastrutture civili russe».

Tra le vittime dei raid anche un giornalista, due operatori della Croce Rossa e la giovane influencer palestinese Yaqeen Hammad, secondo quanto riferito da Al-Jazeera. Israele, alleato di Kiev, ha condannato gli attacchi.

Il caso Trump-Putin

Ha suscitato reazioni anche l’intervento del presidente americano Donald Trump, che ha definito Vladimir Putin «completamente impazzito». Il Cremlino ha liquidato la frase come una “reazione emotiva” e ha ribadito che «il presidente russo prende decisioni necessarie per garantire la sicurezza del Paese».