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Ovidio Guzmán López, figlio del famigerato narcotrafficante Joaquín “El Chapo” Guzmán, si è dichiarato colpevole negli Stati Uniti per traffico di droga e appartenenza a un’organizzazione criminale. La decisione, formalizzata davanti a un tribunale federale di Chicago, rappresenta un capitolo significativo nella lotta internazionale contro il cartello di Sinaloa, di cui Ovidio ha ammesso di essere stato leader insieme ai suoi fratelli, noti come “Los Chapitos”.
Il 35enne, soprannominato “El Ratón”, è il primo dei figli di El Chapo ad aver raggiunto un patteggiamento con la giustizia statunitense. L’accordo prevede la rinuncia al processo e garantisce a Guzmán una pena più lieve rispetto a quella inflitta al padre, condannato all’ergastolo nel 2019. Il tribunale di New York aveva già ritirato le accuse più gravi il 1° luglio, ma è stato il tribunale di Chicago a formalizzare l’intesa.
Il procuratore distrettuale di Manhattan, Jay Clayton, ha definito il patteggiamento “un passo importante per ritenere responsabile il cartello di Sinaloa del proprio ruolo nell’epidemia di fentanyl che ha devastato le comunità americane”. Ovidio Guzmán ha infatti riconosciuto il proprio coinvolgimento in almeno quattro capi d'accusa: due relativi al traffico di droga e due alla partecipazione alle attività di un’organizzazione criminale.
Secondo gli inquirenti, Guzmán e i suoi fratelli hanno preso in mano le redini del cartello dopo l’arresto del padre, dirigendo le operazioni illecite che spaziano dalla produzione alla distribuzione di sostanze stupefacenti, in particolare il fentanyl, droga sintetica al centro di una crisi sanitaria senza precedenti negli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Giustizia americano ha inserito il cartello di Sinaloa nella lista delle organizzazioni terroristiche e ha descritto l’accordo come una vittoria non solo giudiziaria, ma anche politica. Ray Rede, agente speciale di Homeland Security Investigations, ha commentato: «La famiglia Guzmán ha versato tanto sangue, diffuso terrore e contaminato entrambi i lati del confine con droghe e armi letali».