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La Corte d'appello federale di Washington ha annullato l'accordo di patteggiamento che avrebbe consentito a Khalid Sheikh Mohammed, presunto ideatore degli attentati dell’11 settembre 2001, di evitare la pena di morte in cambio della confessione e dell’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. La decisione rappresenta un punto di svolta nella lunghissima e complessa vicenda giudiziaria che, da oltre vent’anni, coinvolge il sistema giudiziario militare statunitense.
L’accordo, discusso per due anni tra difesa e procura, era stato approvato dai procuratori militari e da un alto funzionario del Pentagono responsabile del carcere di Guantanamo. Prevedeva una pena detentiva a vita per Mohammed e altri due imputati, in cambio della rinuncia al processo capital punishment e della disponibilità a fornire dettagli sull’attacco terroristico che costò la vita a quasi tremila persone.
La decisione della Corte d'appello, tuttavia, blocca questa strada e riapre un iter giudiziario già compromesso da continui ritardi, ostacoli procedurali e difficoltà logistiche. Secondo i giudici, l’accordo presentava profili di irregolarità formale e carenze nella legittimazione del procedimento, elementi che hanno portato all’annullamento integrale del patteggiamento.
Con questa pronuncia, tramonta l’ipotesi di una conclusione a breve del processo più emblematico della giustizia militare post-11 settembre.