Una nuova ondata di attacchi russi ha colpito l’Ucraina nella notte, con missili da crociera e droni kamikaze lanciati su diverse regioni del Paese. A denunciarlo è il presidente Volodymyr Zelensky, che su ‘X’ ha fornito un bilancio parziale dell’offensiva: «Sono stati lanciati 26 missili da crociera e 597 droni d’attacco, più della metà dei quali erano di tipo ‘Shahed’. Più di 20 missili e la stragrande maggioranza dei droni sono stati abbattuti dalle nostre difese».

I bombardamenti si sono estesi dalle regioni orientali di Kharkiv e Sumy fino all’ovest del Paese, colpendo Leopoli e la Bucovina, una zona che finora era rimasta parzialmente al riparo dalle incursioni più intense. Gli attacchi hanno provocato vittime civili: «Sappiamo di due persone uccise a Cernovcy e circa altre venti ferite nell’attacco», ha riferito il presidente.

Zelensky ha puntato il dito anche contro le aziende e i Paesi che, direttamente o indirettamente, continuano a fornire componenti per i droni russi: «Il ritmo degli attacchi aerei russi richiede decisioni rapide. Servono severe sanzioni secondarie contro chiunque aiuti Mosca a produrre droni e a trarre profitto dal commercio del petrolio».

Oltre alle misure economiche, il presidente ha rilanciato l'appello per ottenere più sistemi di difesa aerea e droni intercettori, ritenuti decisivi nella protezione delle infrastrutture civili: «Stanno già dando buoni risultati, ma abbiamo bisogno di un maggiore supporto. Questa guerra può essere fermata solo con la forza».

Il messaggio rivolto ai partner occidentali è chiaro: «Non ci aspettiamo solo segnali, ma azioni concrete che salvino vite umane». Una dichiarazione che suona come un’accusa velata a un certo immobilismo internazionale, mentre il conflitto entra nel suo terzo anno e la popolazione ucraina continua a pagare un prezzo altissimo.