Alla fine Donald Trump ha mandato in soffitta un pezzo di Storia ed è caduto il sipario sull’ accordo- simbolo del disarmo nucleare che nel 1987 portò alla distruzione di 2.700 missili, Pershing americani e SS- 20 sovietici.

«La Russia è l’unica responsabile per la dismissione del trattato», ha detto il segretario di Stato Mike Pompeo, accusando Mosca di «violazioni materiali» dell’accordo, almeno a partire dalla metà degli anni 2000. Da allora, ha detto Pompeo, la Russia ha prodotto, testato e dispiegato «molteplici battaglioni di missili non aderenti» al trattato.

Ma nel giorno del “pensionamento” del Trattato Inf sul controllo e la proliferazione dei missili nucleari a medio e corto raggio, la Russia propone a sorpresa una moratoria sul dispiegamento degli armamenti atomici. L’offerta è rivolta agli Stati Uniti e alla Nato, ed è seguita da una dichiarazione ufficiale in cui si rimarca che l’accordo sottoscritto 32 anni fa a Reykjavik da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov termina oggi «su iniziativa» degli Usa.

In un’intervista all’agenzia Tass, è il viceministro russo Sergej Ryabkov a proporre alle controparti «di considerare la possibilità di annunciare una moratoria sul dispiegamento di missili a raggio intermedio», pur sottolineando che Mosca non intende farsi «intimidire» dalle pressioni nel confronto sul nucleare. «Abbiamo suggerito agli Stati Uniti e agli altri membri Nato di considerare la possibilità di una moratoria sul dispiegamento di missili a raggio intermedio», ha aggiunto Ryabkov, spiegando che questa riecheggerebbe quella già annunciata tempo fa dal presidente Putin: in pratica, «se gli Usa si impegnano a non piazzare questo tipo di armamenti in certe aree del mondo, la Russia si impegnerà a fare altrettanto».