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Firefighters work to extinguish a fire in an apartment building after Russian attack in Kyiv, Ukraine, early Monday, June 23, 2025. (AP Photo/Efrem Lukatsky) Associated Press/LaPresse
È stato uno degli attacchi più massicci dall’inizio dell’invasione russa. Nella notte tra il 28 e il 29 giugno, la Russia ha lanciato 537 sistemi d’arma contro il territorio ucraino. L’Aeronautica militare ucraina ha riferito di aver abbattuto 475 dispositivi, ma i danni non sono mancati: almeno un morto – un pilota dell’aviazione – e sei civili feriti, tra cui un minore.
Un attacco coordinato da più direzioni e con diversi vettori – aerei, navali e terrestri – che ha preso di mira obiettivi militari e infrastrutture strategiche, ma che ha finito per colpire anche zone residenziali.
Tra le città colpite, Smila, nel centro del Paese, ha subito gravi danni. Un edificio residenziale è stato centrato da un drone, provocando il ferimento di sei persone, fra cui un bambino. Le autorità locali hanno riferito che i soccorsi sono intervenuti tempestivamente e che la situazione è ora sotto controllo. Altre esplosioni sono state segnalate a Leopoli, nell’Ucraina occidentale, dove un attacco combinato di droni e missili ha preso di mira infrastrutture critiche. In questo caso, secondo quanto riferito dal consiglio comunale, non ci sarebbero vittime civili.
Durante le operazioni di difesa, il tenente colonnello Maksym Ustimenko, nato nel 1993, ha perso la vita a bordo di un caccia F-16. Aveva già abbattuto sette bersagli quando il suo velivolo è stato colpito. Secondo quanto riferito dal comando dell’Aeronautica, non ha avuto il tempo di eiettarsi prima che l’aereo precipitasse.
Il ministero della Difesa russo ha rivendicato l’attacco, parlando di un’operazione “contro il complesso militare-industriale ucraino” e affermando che sono stati impiegati “missili a lunga gittata ad alta precisione”, inclusi i Kinzhal, armi ipersoniche difficili da intercettare. Mosca sostiene di aver colpito anche impianti di raffinazione del petrolio. Le affermazioni non sono verificabili in modo indipendente, ma il livello di intensità dell’attacco sembra confermare un'escalation.
A lanciare l’allarme è stato il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, che su X (ex Twitter) ha definito l’attacco “la dimostrazione della crescente portata del terrorismo russo”. “L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno bisogno di nuove sanzioni – ha scritto – non solo per l’Ucraina, ma anche per se stessi. Privare la macchina terroristica russa di risorse è ora una questione di sicurezza transatlantica”.
Le parole di Sybiha fanno eco alle preoccupazioni che circolano anche nelle capitali occidentali, dove si teme che Mosca stia rafforzando la propria capacità bellica grazie al sostegno tecnologico e logistico di Iran e Corea del Nord. La quantità di droni impiegati – quasi 500 in una notte – suggerisce che la produzione o l’importazione di questi dispositivi sia ormai stabilmente elevata.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che avvia il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che vieta l’uso, lo stoccaggio e la produzione di mine antiuomo. Kiev aveva ratificato il trattato nel 2005. Mosca, invece, non lo ha mai firmato.
Il passo, che deve ancora essere approvato dal parlamento e notificato all’Onu, è stato motivato con l’urgenza di rispondere all’uso massiccio di mine da parte russa. “È una decisione difficile, ma necessaria e proporzionata”, ha spiegato il ministero degli Esteri. Roman Kostenko, deputato ucraino e membro della commissione parlamentare per la sicurezza nazionale, ha parlato di “una misura che la realtà della guerra richiede da tempo”.
La notizia ha però suscitato reazioni preoccupate da parte delle organizzazioni umanitarie. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha parlato di “una pericolosa battuta d’arresto per la protezione dei civili nei conflitti armati”. Anche varie Ong, tra cui Handicap International, hanno espresso preoccupazione per il rischio che altri Paesi seguano l’esempio, rendendo più difficile la messa al bando globale di queste armi.
Intanto, a Bruxelles si discute di un quindicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che potrebbe includere il blocco all’importazione di alluminio russo e nuove restrizioni su tecnologie dual use. Gli Stati Uniti valutano ulteriori misure contro l’export di microchip e software usati per la produzione di droni.