La squadra di via Arenula dovrebbe completarsi nei prossimi giorni. Dopo le nomine, effettuate da parte del neoministro della Giustizia Carlo Nordio, del capo di gabinetto, il presidente del Tribunale di Vicenza Alberto Rizzo, e del suo vice, la giudice ed ex parlamentare Giusi Bartolozzi, toccherà ai partiti che appoggiano il governo Meloni trovare un punto d’incontro sui sottosegretari. Al momento, per quanto concerne Forza Italia, pare essere in pole il senatore pugliese.

Nel caso di quest’ultimo, avvocato penalista di lungo corso, si tratterebbe di una conferma, considerato che ha ricoperto il medesimo incarico già durante il governo Draghi. Non si esclude, a tal proposito, che per Sisto ci possa anche essere una promozione a viceministro. Il nome dell’esponente azzurro, d’altra parte, è anche tra quelli presi in considerazione per la componente laica del futuro Csm.

Sul fronte Lega, l’altro partito della maggioranza di governo a cui inizialmente sembrava destinato, con la candidatura di Giulia Bongiorno, il ministero della Giustizia, il nome più gettonato per il ruolo di sottosegretario è quello di Jacopo Morrone. Anche per lui, appena rieletto alla Camera, si tratterebbe di un “ritorno”: è stato tra i “numeri due” di via Arenula già nel primo governo Conte, quando guardasigilli era Alfonso Bonafede.

Nelle ultime ore, però, starebbe prendendo piede anche la candidatura di Stefano Cavanna, avvocato genovese ed attualmente componente laico del Csm. A favore della scelta di Cavanna giocherebbe l’esperienza maturata in questi anni proprio a Palazzo dei Marescialli. L’esperienza, infatti, è un requisito fondamentale per potersi muovere in un ambiente quanto mai complesso e difficile come quello del ministero della Giustizia, dove non sono ammessi passi falsi e c’è da fare i conti con un apparato in cui a presidiare le funzioni chiave sono sempre i magistrati.

La premier Giorgia Meloni, a proposito della compagine di governo, insiste sempre affinché si facciano scelte di “alto profilo” per non lasciare spazio alle polemiche da parte degli avversari. Un concetto che è stato pienamente ripreso da Nordio nella scelta di Rizzo, magistrato molto apprezzato che ha saputo gestire l’ufficio giudiziario di Vicenza abbattendo in maniera significativa l’arretrato e realizzando diversi progetti innovativi. Attualmente il Tribunale berico è preso sotto molti aspetti come modello di riferimento nazionale.

Per quanto riguarda, invece, i dirigenti apicali di via Arenula, i rumors dicono che ci dovrebbe essere una “discontinuità”, rispetto alle precedenti gestioni, sotto il profilo della sensibilità culturale dei magistrati collocati fuori ruolo. Non è passato inosservato il fatto che Rizzo sia vicino a Magistratura indipendente, il gruppo moderato delle toghe che per molto tempo era stato escluso dalla “stanza dei bottoni”. Nordio avrà 90 giorni di tempo a partire dal suo insediamento per confermare o meno gli attuali dirigenti apicali. Sono queste le regole dello spoil system.

Una volta completate tutte le caselle, ed affidate le deleghe ai sottosegretari, il primo step sarà la completa attuazione della riforma della giustizia voluta da Marta Cartabia ed approvata dal Parlamento la scorsa estate. Il guardasigilli ha già fatto sapere di voler realizzare una “spending review”. Non va dimenticata, infine, la piena attivazione dell’Ufficio del processo ed il completamento delle piante organiche. Un compito non facile sul quale c’è molta aspettativa.