La fuga in Bielorussia con tanto di richiesta di asilo politico del giudice polacco Tomasz Szmydt lascia quasi di stucco perché di solito avviene il contrario, non essendo Minsk la dimora ideale dello Stato di diritto. Eppure il magistrato della Corte amministrativa di Varsavia, accolto a braccia aperte dal presidente Lukashenko, in Polonia si sentiva perseguitato e intimidito dal nuovo governo europeista di Donald Tusk che ritiene troppo “anti- russo” e subalterno agli interessi atlantici di Stati Uniti e Gran Bretagna. Dal 17 febbraio 2022, data dell’invasione russa dell’Ucraina, Szmydt non ha mai espresso critiche nei confronti del Cremlino e di Vladimir Putin, in compenso ha accusato più volte la Nato di circondare le frontiere russe e di fomentare l’Europa ad entrare in guerra contro Mosca. «Il mio è un atto di protesta contro le attività volte a spingere il mio Paese verso un conflitto militare diretto contro la repubblica bielorussa e la federazione russa, chiedo protezione alla Bielorussia che è un paese fiorente», si può leggere nella lettera di dimissioni pubblicata sulla piattaforma X.

Szmydt si definisce un giudice «indipendente», ma i suoi legami con il partito nazionalista Diritto e giustizia (PiS) sono espliciti. Nel 2019 il giudice era finito al centro del cosiddetto Hatergate, uno scandalo che riguarda il dossieraggio ai danni di personalità politiche del Pis ritenute sleali e inaffidabili. A raccogliere le informazioni riservate un gruppo di magistrati ultra- conservatori tra cui lo stesso Szmydt.

A Varsavia la sua fuga oltreconfine ha suscitato grande clamore, diverse preoccupazioni e commenti durissimi. Su quali fossero le attività di Szmydt il ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski non ha molti dubbi: «Si tratta chiaramente di una spia, bisogna solo capire solo da quando». Anche perché, al di là dei lati pittoreschi della diserzione che sta avendo grande risalto sui media polacchi, il giudice ha avuto accesso per anni a documenti segreti del ministero della giustizia, documenti che potrebbe aver passato clandestinamente ai servizi bielorussi. «Abbiamo a che fare con una situazione senza precedenti che va al di là del sensazionalismo, parliamo di qualcuno accusato di lavorare per l’intelligence di un governo straniero che ci è ostile», spiega il premier Tusk.

Questa intricata spy story politico-giudiziaria avviene mentre il governo di Tusk sta cercando di riformare il sistema giudiziario da anni sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione europea per i ripetuti attacchi all’indipendenza della magistratura. Dallo scorso anno c’è stata la rimozione di decine di giudici insediati dal precedente governo, ritenuti organici al partito Legge e Giustizia ( PiS) e che avrebbero abusato dei loro poteri per promuovere l’agenda politica del PiS. Gli sforzi di Tusk per ripristinare l’indipendenza della magistratura sono stati accolti con favore a Bruxelles, e lunedì la Commissione europea ha avviato un processo per porre fine formalmente alla procedura avviata dalla Commissione per le violazioni dello Stato di diritto.