«Dovremo darci un’occhiata». Ha risposto così Donald Trump ai giornalisti che gli chiedevano se ci fosse la possibilità di deportare Elon Musk, nato in Sudafrica e diventato cittadino americano più di vent’anni fa.     

Dopo lo scontro sulla “One Big Beautiful Bill”, la legge fiscale duramente criticata dal patron di Tesla, Trump ha poi minacciato altre ritorsioni verso il suo ex finanziatore, citando il Doge, il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa, affidato a Musk per guidare il taglio dei dipendenti federali e delle spese pubbliche. «Il Doge - ha detto il presidente - è il mostro che potrebbe tornare indietro e mangiarsi Elon», facendo riferimento ai sussidi e ai contratti che le aziende di Musk ricevono dal governo federale. «Elon è molto arrabbiato per il fatto che il mandato per le auto elettriche sarà terminato. Ma vedi, non tutti vogliono un’auto elettrica - ha continuato Trump - forse la voglio benzina, forse elettrica o magari un’ibrida. Forse un giorno avremo un’auto a idrogeno».

In un post pubblicato su Truth, Trump ha scritto che «senza sussidi, Elon dovrebbe probabilmente chiudere bottega e tornarsene in Sudafrica», sottolineando che il miliardario ha sempre saputo, «molto prima di appoggiarmi con tanta forza alle elezioni presidenziali, che ero fermamente contrario al mandato sui veicoli elettrici. È ridicolo, ed è sempre stato un punto cardine della mia campagna. Le auto elettriche vanno bene, ma non tutti dovrebbero essere obbligati a possederne una». La replica di Musk è arrivata sempre sui social, con l’invito all’amministrazione Usa a «tagliare tutti» i sussidi in favore di Tesla. «Sto dicendo di tagliarli tutti, ora», è la provocazione del magnate. Il nuovo botta e risposta giunge dopo le nuove critiche dell’imprenditore al disegno di legge fiscale e di spesa voluto dal presidente Usa, mentre questo è ancora in discussione al Senato e sta faticando a ottenere il sostegno necessario da parte dei repubblicani.