Gli attacchi con i droni sulla Polonia hanno dato il via ad una escalation che coinvolgerà l’Europa e la Nato? È questa la domanda che si stanno facendo le cancellerie europee e la diplomazia. Di sicuro, quanto accaduto sui cieli polacchi dimostra un innalzamento della tensione a livelli mai visti dall’inizio della guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina.

Varsavia ha dichiarato che 19 oggetti sono entrati nello spazio aereo della Polonia, Stato membro della Nato, durante un massiccio attacco aereo russo contro l’Ucraina, e che sono stati abbattuti dagli aerei dell’Alleanza Atlantica in quanto rappresentavano una minaccia. Nell’intervento per sventare i pericoli sui cieli polacchi è stato impiegato un «velivolo italiano da allarme precoce», oltre a caccia F-16 polacchi e F-35 olandesi, come ha rilevato il portavoce dello Stato maggiore supremo delle potenze alleate in Europa (Shape), il colonnello Martin L. O’Donnell.

Dopo le prime verifiche, le certezze. Si è trattato di droni russi che hanno sorvolato un’area al confine Est della Polonia, a 200 chilometri da Varsavia e a ridosso di Ucraina e Bielorussa. Un drone è riuscito ad entrare nel territorio polacco per oltre 300 chilometri, prima di schiantarsi su un campo nei pressi di Mniszków. Un altro drone russo ha colpito una casa nella città di Wyryki Wola, nella regione di Lublino, senza provocare feriti. Sono stati rinvenuti inoltre alcuni componenti di droni nel cimitero di Czesniki, villaggio a una cinquantina di chilometri dal confine con l’Ucraina. Le autorità locali hanno confermato la presenza sui rottami di «iscrizioni in cirillico».

Gli ulteriori sviluppi sono difficili da prevedere anche se le dichiarazioni allarmistiche del premier polacco Donald Tusk, davanti al Parlamento («Questa situazione ci pone tutti più vicini a un conflitto aperto, più vicini che mai alla Seconda guerra mondiale»), danno la dimensione della gravità del momento. Tusk è convinto che la Polonia stia correndo grossi rischi. «Abbiamo una guerra su vasta scala al confine ucraino-russo – ha detto il primo ministro -, ma abbiamo già qualcosa che oltrepassa il limite delle normali provocazioni qui, nel nostro cielo. La Polonia ha oggi un nemico politico che non nasconde le sue intenzioni ostili oltre il nostro confine orientale, non oltre il nostro confine occidentale. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi, tutta la nostra attenzione, tutte le nostre capacità nel difendere la Polonia dal vero nemico, dalla vera minaccia».

Il premier polacco ha invocato l’applicazione dell’articolo 4 del Trattato Nato, in base al quale i membri dell’Alleanza possono richiedere consultazioni tra loro. «Siamo di fronte a provocazioni su larga scala - ha aggiunto Tusk - per questo siamo pronti a respingerle. La situazione è seria e nessuno dubita che dobbiamo prepararci a diversi scenari». Le esplosioni sui cieli della Polonia non rappresentano, dunque, un attacco armato contro un Paese della Nato che provocherebbe l’esercizio del «diritto di legittima difesa, individuale o collettiva», ai sensi dell’articolo 5 del Trattato di Washington del 1949, più volte richiamato durante la guerra russo-ucraina.

La risposta della Russia è arrivata a stretto giro. Un portavoce del ministero della Difesa ha precisato all’agenzia Tass che nei programmi dell’esercito di Mosca non rientrava nessun obiettivo in territorio polacco e che la portata massima dei droni utilizzati non superava i 700 chilometri. «Le forze di Mosca – è stato ulteriormente precisato - hanno colpito le imprese del complesso militare-industriale ucraino nelle regioni di Ivano-Frankivsk, Khmelnytsky, Zhitomir, nonché nelle città di Vinnytsia e Leopol». La Russia è comunque pronta a tenere «consultazioni con il ministero della Difesa polacco».

Secondo una fonte dell’Ue, l’abbattimento dei droni potrebbe riportare al centro dell’agenda politica il tema dell’inasprimento delle sanzioni contro Mosca con la speranza di ottenere l’appoggio degli Stati Uniti, tenuto conto che gli sporadici colloqui di pace per porre fine alla guerra sono finiti su un binario morto.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita in Slovenia, ha espresso preoccupazione per l’attuale situazione. «Quello che crea allarme – ha commentato il Capo dello Stato - è che ci si muove in un crinale in cui anche senza volerlo si può scivolare in un baratro di violenza incontrollata». Mattarella ha fatto riferimento a quanto avvenne nel 1914, con l’inizio della Prima guerra mondiale, evidenziando che «l’imprudenza dei comportamenti provoca conseguenze anche se non sono scientemente volute». La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha manifestato «a nome del governo italiano, piena solidarietà alla Polonia per la grave e inaccettabile violazione, da parte russa, dello spazio aereo polacco e dell’Alleanza Atlantica». «L’Italia – ha ribadito Meloni - continuerà a lavorare per garantire la sicurezza europea, a partire da quella ucraina, e per il raggiungimento di una pace giusta e duratura».

In un post su X, l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha esortato a tenere alta la guardia: «La guerra della Russia si sta intensificando, non sta finendo. Dobbiamo aumentare il costo per Mosca, rafforzare il sostegno all'Ucraina e investire nella difesa europea. L’Ue svolge un ruolo fondamentale e sosterremo iniziative come la linea di difesa dello Scudo di confine orientale». Claudio Bertolotti, direttore di Start In-Sight e ricercatore Ispi, si sofferma sulla classificazione dell’episodio che ha coinvolto la Polonia.

«No si è trattato – dice al Dubbio – di un attacco diretto. Non c’è stata un’ammissione di responsabilità da parte della Russia e il fatto che non siano stati colpiti obiettivi militari, ma neanche civili, sembra quasi individuare la caduta casuale di questi droni, probabilmente fuori controllo». I rischi nell’immediato potrebbero essere contenuti, a detta di Bertolotti. «Non penso – commenta - che si possa verificare un peggioramento della situazione. Lo dimostra la formale invocazione non dell’articolo 5 del Trattato Nato, ma dell’articolo 4. Assisteremo invece ad un innalzamento dei toni sul piano diplomatico con ripercussioni nella battaglia comunicativa». Infine, il direttore di Start In-Sight riflette sulle esercitazioni russo-bielorusse in programma in Bielorussia. «Le operazioni congiunte – conclude Claudio Bertolotti – sono una provocazione e una manifestazione di forza e di capacità».