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S.EM.ZA CARDINALE PIETRO PAROLIN SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITA'
Una "guerra senza limiti": è il giudizio su quanto sta accadendo a Gaza da parte del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervistato telefonicamente ieri sera, venerdì 18 luglio, dal "Tg2 Post", approfondimento della "Rai".
Il porporato parla di "limiti superati" e di "uno sviluppo drammatico", invoca chiarezza su quanto accaduto giovedì scorso nell'attacco militare alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza che ha causato 3 morti e 10 feriti, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli. Riguardo alle tante guerre in corso, ricorda che la Santa Sede è sempre aperta alla mediazione ma "la mediazione - afferma - vige soltanto nel momento in cui le due parti l'accettano".
Si sofferma poi sulla telefonata intercorsa ieri tra il Papa e il premier Benjamin Netanyahu. "Credo che sia stata opportuna, non si poteva non spiegare al Papa, non informare direttamente il Papa di quanto è successo, che è di una gravità assoluta. Quindi trovo la telefonata positiva, trovo la volontà del primo ministro israeliano di parlare direttamente con Papa Leone positiva. Adesso, credo, ci sono tre cose da attendersi amio parere da questa telefonata a Papa Leone o dopo questa telefonata: prima di tutto che veramente si facciano conoscere i risultati reali dell'inchiesta che è stata promessa. Perché la prima interpretazione che è stata data è quella di un errore, però è stato assicurato che ci sarebbe stata una indagine al riguardo: quindi che veramente si faccia questa indagine con tutta serietà e che si conoscano, si portino a conoscenza i risultati. E poi, dopo tante parole, finalmente si dia spazio ai fatti. Io spero davvero che quanto detto dal primo ministro possa realizzarsi nel più breve tempo possibile perché la situazione di Gaza è una situazione davvero insostenibile".
"Certamente è una guerra senza limiti da quello che si è potuto vedere: come si può distruggere e affamare una popolazione come quella di Gaza? Già molti limiti erano stati superati. D'altra parte lo abbiamo detto sin dall'inizio come diplomazia della Santa Sede: la famosa questione della proporzionalità. Per quanto riguarda questo episodio, se va nel senso che lei ha appena descritto, è uno sviluppo drammatico. Io ritorno a dire: diamo tempo per quello che è necessario perché ci dicano effettivamente cosa è successo: se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c'è stata una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione proprio all'interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporti tra palestinesi ed ebrei. Quindi, ci sarebbe ancora una volta una volontà di far fuori qualsiasi elemento che possa aiutare ad arrivare ad una tregua perlomeno e poi ad una pace”.
"Noi restiamo aperti, anzi ci proponiamo, è stato già fatto in varie occasioni. Aldilà di questo, veramente io vedo difficile fare ulteriori passi, anche perché se usa la parola 'mediazione' in termine tecnico, la mediazione vige soltanto nel momento in cui le due parti l'accettano: ci deve essere disponibilità dalla parte di ciascuno dei due contendenti, delle due parti in conflitto, dei due Paesi o delle due popolazioni in conflitto ad accettare questa mediazione della Santa Sede. Noi continueremo ad insistere come abbiamo sempre fatto senza perdere la speranza, però tecnicamente è molto difficile. D'altra parte lei ha visto quante mediazioni esterne al Vaticano non hanno funzionato finora. Ci vuole volontà politica per finire la guerra sapendo che i costi di una guerra sono costi terribili per tutti in tutti i sensi", ha concluso Parolin.