«Ciò che hanno fatto i 5 Stelle è disdicevole: hanno violato la privacy di una persona e potrebbe anche profilarsi il reato di stalking». Michele Anzaldi, segretario della commissione Vigilanza Rai e responsabile della comunicazione di Matteo Renzi, commenta così il video apparso sul Blog di Beppe Grillo in cui due militanti 5 Stelle, imitando lo stile delle Iene, inseguono per strada Mario Orfeo, il direttore del Tg1, accusandolo di parzialità nella gestione del suo giornale. «L’accaduto è già stato condannato da tutti in Vigilanza», dice il deputato dem, «ma secondo me dovrebbe intervenire anche l’Ordine dei giornalisti, visto che uno dei due attivisti si è qualificato come cronista». Non solo, «dovrebbe prendere provvedimenti pure la Questura, non escludo che per Orfeo sia necessaria una scorta, perché rilanciare sul web certe cose è pericoloso, in Rete ci sta di tutto».

In Commissione anche il presidente, Roberto Fico, ha condannato l’accaduto?

Lui è stato zitto. Invece, l’altro esponente 5 Stelle, il senatore Alberto Airola, non si è dissociato ma almeno non ha rivendicato l’azione. Non capisco però su che base i grillini abbiano organizzato questo “assalto”, proprio loro che esprimono il presidente della Commissione di Vigilanza. Se i 5 Stelle ritengono, sulla base di dati concreti, che il Tg1 non sia stato imparziale, possono fare una denuncia: presentano un esposto, interviene l’Agcom e vengono comminate eventuali sanzioni se hanno regione.

Le finte Iene pentastellate sostengono che il Tg1 abbia dedicato più spazio alla querela di Cassimatis nei confronti di Grillo che al “caso Consip”. È così?

Le scalette non le fa la politica ma il direttore che è lautamente pagato per questo. Ma poi, sostenere proprio oggi che si è parlato troppo poco di Consip mi sembra fuori luogo. Alla luce delle novità sul caso, con lo scandalo delle intercettazioni false, se fosse vero ciò che sostengono i grillini significherebbe che Orfeo è l’unico vero giornalista in circolazione: accorto e lungimirante. Anzi, ci sarebbe da riflettere su quei giornali e trasmissioni televisive che si sono buttate a capofitto sulla vicenda Consip, di- struggendo la vita di molte persone.

Però alcuni organi di informazione insistono: le intercettazioni taroccate non inficiano l’inchiesta...

Penso che siano degli esempi di cattivo giornalismo. A me il caso Consip, da italiano, mette paura. Perché se è stata possibile l’alterazione dei documenti di un’inchiesta che riguarda persone vicine a una personalità così tutelata, come il presidente del Consiglio e nello stesso tempo segre- tario del più grande partito di maggioranza, a un semplice funzionario cosa fanno? E a un direttore di giornale?

Lei ha polemizzato anche con

Report che ha mandato in onda un servizio su l’Unità. Secondo il programma di Rai3, l’ex segretario del Pd, in cambio del salvataggio del quotidiano di partito, avrebbe aiutato l’imprenditore Pessina a ottenere commesse in Kazakistan e Iran. Perché lei ha liquidato la notizia come una «calunnia» ?

A me stupisce il pezzo in sé, perché si fonda sulle dichiarazioni di un signore di cui non si sa nemmeno il nome ma sostiene di conoscere alcuni dettagli dell’operazione per sentito dire. Non mi pare una notizia. Mi sembra che Report abbia costruito un castello di carta. Tra l’altro, a guardare il servizio, si scopre che la famiglia Pessina operava in Kazakistan già nel 2014, cioè quando l’Unità apparteneva a un altro proprietario. Che c’entra, dunque, lo scambio di favori per salvare il giornale?

Ma perché Renzi non ha smentito la notizia in trasmissione e si è limitato a inviare una lettera di diffida?

Ora spiego come sono andate le cose. Ricevo una telefonata da una redattrice di Report che mi dice: “Stiamo facendo un servizio su l’Unità, vorremmo intervistare Renzi”. Io pensavo si trattasse di un pezzo sulla crisi economica del quotidiano e le chiedo di rinviare l’intervista a dopo le primarie. Poco dopo ricevo un’email dalla redazione con un allegato in cui si spiega che la trasmissione è in possesso della testimonianza di una fonte anonima che racconta le cose che poi abbiamo visto in Tv. Giro la lettera ai miei colleghi del Pd che hanno seguito il salvataggio dell’Unità e loro decidono di rivolgersi ad un avvocato, alla luce delle dichiarazioni anonime palesemente diffamatorie.

Non sarebbe stato meglio concedere l’intervista per smentire?

Ma come la facevamo l’intervista? Noi non conoscevamo nel dettaglio le accuse che venivano mosse. Non potevamo rispondere al buio, né il format della trasmissione prevede la presenza dell’interessato in diretta. E poi, lo dico da addetto stampa, perché il numero uno del partito dovrebbe concedere un’intervista su un tema di cui non si è mai occupato in prima persona? Abitualmente replica il più competente in materia. Report

non ha fatto un buon lavoro.

Fico non la pensa come lei. Il presidente della Vigilanza Ra difende il lavoro dei giornalisti...

Roberto Fico in Vigilanza non apre bocca, anzi, è eccessivamente silenzioso. Fuori dalle istituzioni parla tanto e dice di tutto, dentro appare spesso accondiscendente.

I 5 Stelle ricambiano la stima, sostengono che lei abbia un enorme conflitto d’interessi: segretario di Vigilanza Rai e responsabile della comunicazione di Renzi...

I poteri della Commissione di Vigilanza sono ben precisi e regolati dalla legge, non vedo quale possa essere il conflitto. Non capisco di che parliamo, mi sembra solo un modo strumentale di accusarmi. Sono l’unico che muove critiche al servizio pubblico fondate su elementi fattuali e concreti, fin dall’inizio del mio mandato, nonostante sia un esponente del partito di maggioranza. I 5 Stelle non sono mai arrivati prima del Pd, anzi.

Neanche sulla legge elettorale? Renzi ora dice di essere disposto a togliere i capilista bloccati ma sostiene che spetta alle opposizioni avanzare una proposta. Concorda?

Sì, Renzi è stato chiarissimo: al Senato c’è un’altra maggioranza, tocca agli altri uscire allo scoperto. Così vedremo chi davvero vuole i capilista bloccati e chi no. Magari scopriremo che per alcuni sono vitali. Se Grillo non avesse i capilista bloccati come farebbe?

Diciamo che farebbe comodo anche al futuro segretario Pd decidere chi mettere in lista...

Vedremo. Però io vengo dal Sud e ho un’opinione personale: c’è stato un momento, si votava con le preferenze, in cui la malavita influenzava pesantemente il voto. I partiti hanno un ruolo ed è giusto che decidano le regole del gioco. Comunque, a chi si lamenta dell’impasse ricordo solo che fino a poco tempo fa dicevano: votate No e in sei mesi facciamo la legge elettorale e una nuova Riforma costituzionale. Sono passati quattro mesi dal referendum e mi sembra che siamo ancora in mezzo al guado.